Forse persone che non stanno tanto bene insieme hanno più ambizioni nella vita, pensò, forse questo loro vivere bene insieme li aveva limitati nelle relazioni sociali.
Non avevano guadagnato più del necessario ma avevano mandato la Piccola all’università e all’estero, senza mai farle mancare niente, neanche il superfluo. Urlava come un’aquila, nei primi mesi di vita, e non si riusciva a calmarla. Certe notti erano addirittura scioccati dagli acuti che straziavano il silenzio della casa e della strada. La Piccola non aveva un buon carattere, doveva ammetterlo. Non la si poteva definire affettuosa, e infatti non lo chiamava mai e lo liquidava in fretta se chiamava lui. “È un periodo”, gli aveva detto. Perché ci sono periodi in cui una persona sente il bisogno di sparire e quindi va tutto bene. La sua famiglia era svanita nel nulla, non esisteva più. La famiglia è una cosa transitoria, come il lavoro, del resto come l’esistenza stessa. Tutto è provvisorio ma quando lo vivi ogni momento sembra eterno.
La casa gli risultava sempre più estranea, se non addirittura ostile, circondata com’era dal giardino morto dove il secco estivo marciva. Eppure ogni angolo di quella casa era stato felice per molti e molti anni. Il tempo che impiega una bambina a diventare una giovane donna.
…..
Era il gesto di un disperato, un gesto minaccioso nel suo semplice essere lì dove non era atteso. Ne andava della sua dignità, anche se non usò una parola così solenne per descriversi. Un signore sa uscire di scena, si aggiusta la cravatta, si abbottona la giacca e si allontana a testa alta, da qualunque dolore, da ogni lutto. La sua uscita di scena è silenziosa, senza sbraiti, senza piatti lanciati nel caminetto.
La penna di Claudio Piersanti ha scritto un romanzo di inesauribile bravura; paragonabile a Stoner quanto ad intensità nella narrazione.
Come dice lo stesso autore: c’è sempre qualcosa che ci sfugge, e tutto ciò che possiamo fare è smettere di averne paura.
Allora leggetelo questo meraviglioso libro, senza paura di arrivare alla fine, senza paura di scoprire il mistero della scomparsa di Giulia, senza paura di sapere quanto grande e profondo possa essere l’amore che un uomo prova nei confronti di una donna ed una donna nei confronti di un uomo. Quanta esistenza c’è nelle piccole azioni quotidiane che compiamo, nei piccoli dettagli che circondano le nostre case, quanto amore nei piccoli gesti che offriamo alla persona amata.
Il protagonista si troverà a dover affrontare una situazione cui mai avrebbe immaginato di trovarsi nella vita: la scomparsa di sua moglie la quale gli lascia un misero biglietto senza scuse e senza informazioni.
Rintanato nella sua tipografia, che ad un certo punto diventerà anche casa sua poiché gli è impossibile vivere nella casa che fino a qualche mese prima aveva diviso insieme a sua moglie, rimuginerà sul perché lei se ne sia andata via senza fornirgli nessuna spiegazione.
Ogni ipotesi sembra crollare fino a che dalla libreria della moglie non tira fuori Anna Karenina. Allora l’ipotesi a cui darà credito è quella che la sua amata Giulia abbia incontrato un uomo con una posizione sociale migliore della sua e sia scappata con lui.
Ma la verità non è mai quella che ci si immagina. La realtà è sempre diversa da ciò che pensiamo e spesso supera in gran lunga la fantasia.
Allora Giovanni farà un ultimo atto d’amore nei confronti della sua amata Giulia. Scriverà per intero Anna Karenina lo stamperà su carta pregiata lo rilegherà in pelle e imprimerà i caratteri di stampa della copertina in oro. Un’edizione unica e preziosa quale ultimo pegno d’amore nei confronti di sua moglie.
Un finale non del tutto scontato.
