Scappare. L’istinto di sopravvivere le aveva imposto di farlo, ma aveva rallentato il passo perché il suo spirito le comandava che non si sfugge dal proprio destino. Lasciata alle spalle rue de la Liberté era risalita spinta dal desiderio di sentire lo scorrere delle acque.
Olympe sentì il fremito della consapevolezza: ciò che aveva fatto aveva senso. Non un briciolo di paura.
Osservò il profilo delicato di Olympe: vedeva tristezza, inquietudini che non avrebbe mai confidato, e le si stringeva il cuore a pensare che dalle sue mani di scrittrice nascevano storie meravigliose che nella realtà non aveva il coraggio di vivere.
I rudimenti che aveva imparato da piccola erano diventati la base su cui aveva costruito la sua intera vita, la scrittura le dava giorni agiati seppur la costringeva a indossare gomiti di ferro per difendersi dalle maldicenze e dagli uomini di lettere.
Si girò su se stessa per guardare le gabbie appese alle travi d’ingresso della bottega, ….. Madame Colin gliene aveva regalata una che teneva in bella mostra sul tavolo del salotto, ma le aveva fatto promettere che dentro non ci avrebbe infilato nessun uccello, solo sogni e desideri scritti su piccoli fogli di carta arrotolati come pergamene.
Olympe alzò il tono quel tanto che bastò per far fermare il mondo intorno e creare un silenzio innaturale. Divenne la voce più squillante in quel frangente, l’unica udibile anche dal corridoio non era più disposta a sottostare alle architetture di una società vedova di ogni base morale.
….. l’aveva proposta in forma anonima, e li aveva fregati venendo selezionata. Il suo editore l’aveva pregata di mandare un uomo sotto falso nome per la prima lettura del melodramma, ma si era rifiutata categoricamente di rimanere dietro alle spalle di un qualsiasi maschio. Era una romanziera, una scrittrice, e tutti gli angoli di Parigi dovevano risuonare a quella realtà.
Ma se il mondo di Olympe appariva dorato, i suoi sguardi persi nel vuoto gli facevano credere che vi fossero luoghi del suo animo a cui non c’era libero accesso. Era differente dalle donne con cui aveva avuto a che fare e sembrava anche immune al fascino che le altre gli dicevano di avere. C’era qualcosa in lei che lo attraeva e lo respingeva allo stesso tempo.
Immaginate noi donne, che non abbiamo mai avuto nessuno che proteggesse i nostri diritti. Immaginate quanto potremmo essere grate a colui che lo farà per primo. Ci condannano fin dalla culla a una beata ignoranza, le fortunate tra noi riescono a emulare una parente più ardita, a sentire scorrere nelle vene il sangue di un’antenata guerriera, ma le atre restano meschine e misere, disperate in attesa che un uomo venga in aiuto. …..
«Il coraggio del popolo è nella paura che non ha alcuna speranza di salvezza».
Non era una donna accontentabile con un gioello, non si sarebbe mai fermata davanti a un lustrino più del dovuto, ma avrebbe seguito sempre i suoi ideali. Olympe era una città, come Parigi, con tutte le sue contraddizioni, i vicoli bui, i boulevard, le Promenade, le distese incontaminate e leggiadre, affollata di briganti e re. E una città non doveva essere costretta tra le mura.
La seguiva da vicino.
Il ragazzo aveva il cuore pieno di rimorsi, voleva dire a parole cose che non sapeva trattenere, i suoi occhi glielo suggerirono.
Respirare forte, guardarlo senza piangere era complicato.
So che tra queste mura si nasconde qualcosa che ha lasciato per voi, ma finora non mi sono imbattuto in nulla. Mi ha detto di darvi questa chiave e di dirvi di guardare nell’unica cosa che le era rimasta del suo paese natale.
C’è una gabbia, di quelle belle, quelle antiche, dentro ci sono tanti piccoli foglietti di carta arrotolati su sé stessi come fossero tante piccole pergamene, e su ognuno c’è scritto un desiderio. Uno di essi è attaccato ad un nastro rosso, non visibile perché nascosto da tutti gli altri, è parte del foglio di una agenda sul quale un ragazzo ha scritto una frase e sotto di essa un’altra scritta dalla madre.
La vita di Olympe de Gouges è come quella bellissima gabbia, bella agli occhi di chi la osserva da fuori ma tormentata come quei piccoli pezzi di carta arrotolati su sé stessi.
Uno di questi desideri è che le donne, tutte le donne di Francia possano essere trattate in egual modo, alle quali sia riconosciuto il diritto all’istruzione e alla sanità.
Olympe è una donna privilegiata rispetto alla maggior parte delle altre donne, una donna fuori dai canoni dell’epoca, una “ribelle” come viene definita dalla società. Olympe è una scrittrice che pubblica romanzi che fanno la fortuna degli editori che li pubblicano.
Ma per arrivare dove è arrivata ha dovuto rinunciare alla cosa più preziosa che ha e di cui non ne parla con nessuno. Tanta volontà, determinazione, rinunce per potere dare voce alle donne che non sanno nemmeno fare la propria firma figuriamoci leggere. È per aiutarle ogni settimana si reca in chiesa e insegna ai bambini orfani a leggere, perché crede fermamente che la cultura è ciò che aiuta a non far calpestare i propri diritti.
Schietta ma riservata si metterà dal lato del popolo quando sarà il momento di scegliere se magiare “pane o croissant”.
Un romanzo storico su una straordinaria donna rimasta per troppo tempo nell’oblio ma che ha fatto moltissimo per la condizione delle donne meno abbienti.
Una donna illuminata, all’avanguardia, altruista e coraggiosa.
La musa scarlatta
di Sarah I. Belmonte
Rizzoli 2023 (413 pp)