Nel panorama europeo della genitorialità contemporanea, l’Italia si distingue per un primato poco invidiabile: quasi otto genitori su dieci vivono con l’ansia costante per il futuro dei propri figli. La ricerca “Parents” condotta da Eumetra in tre nazioni europee – Italia, Germania e Regno Unito – dipinge un quadro allarmante della condizione genitoriale nel nostro Paese, dove il 79% dei genitori si dichiara preoccupato, contro il 64% britannico e il 62% tedesco.

Le cifre raccontano di una genitorialità vissuta come una battaglia quotidiana, dove le madri portano il peso maggiore di questo fardello emotivo. L’81% delle mamme italiane confessa preoccupazioni costanti, sei punti percentuali sopra i padri, rivelando un carico mentale ancora drammaticamente squilibrato tra i sessi.

Le paure che tormentano le famiglie italiane

Cosa terrorizza maggiormente i genitori del Belpaese? Non sono le difficoltà economiche a dominare l’immaginario dell’ansia genitoriale, bensì i fenomeni di disagio sociale che sembrano avvolgere le nuove generazioni come una morsa invisibile. La violenza spaventa il 48% dei genitori italiani, seguita dalla criminalità giovanile che inquieta il 45%. Solo al terzo posto si collocano le difficoltà lavorative, temute dal 35% degli intervistati.

Questo scenario si discosta nettamente da quello dei partner europei, dove emergono timori diversi: i britannici si preoccupano principalmente per il sistema sanitario, mentre i tedeschi guardano con apprensione alla sicurezza globale. Una differenza che racconta molto delle diverse percezioni sociali e delle priorità nazionali.

Il conto economico della genitorialità

Diventare genitori in Italia significa, nella maggioranza dei casi, vedere peggiorare la propria situazione economica. Il 67% delle famiglie italiane registra un impatto negativo sulle finanze domestiche dopo l’arrivo di un figlio, un dato che si allinea sorprendentemente con quello di Regno Unito e Germania. La differenza sostanziale emerge però guardando chi riesce a migliorare: solo il 5% delle famiglie italiane dichiara un progresso economico post-nascita, contro il 12% registrato negli altri due Paesi.

Le entrate familiari raccontano una storia ancora più preoccupante: il 24% delle famiglie italiane vede diminuire i propri introiti, mentre appena il 15% registra un incremento. Un contrasto stridente con la Germania, dove il 34% delle famiglie sperimenta una crescita del reddito familiare.

La crisi dell’autostima genitoriale

Forse il dato più inquietante emerso dalla ricerca riguarda la percezione che i genitori hanno di se stessi. Solo il 47% dei genitori italiani si considera “bravo genitore”, una percentuale drammaticamente inferiore rispetto al 64% degli inglesi e al 58% dei tedeschi. Questo deficit di autostima genitoriale fotografa un malessere profondo, alimentato dalla sensazione di navigare a vista in un mare di responsabilità senza bussola né supporto adeguato.

La stanchezza e l’ansia dominano il panorama emotivo: il 18% dei genitori italiani si sente costantemente esausto, mentre il 16% convive quotidianamente con l’ansia. Numeri che parlano di una genitorialità vissuta più come un peso che come una gioia, nonostante l’amore per i figli rimanga il sentimento dominante.

Il dilemma delle madri lavoratrici

Per le donne italiane, conciliare maternità e carriera rappresenta una sfida particolarmente ardua. L’87% delle madri considera il lavoro essenziale per la propria realizzazione personale, e l’89% lo vede come cruciale per sentirsi parte attiva della società. Paradossalmente, però, il 39% ha bisogno del supporto dei nonni per gestire la quotidianità, la percentuale più alta tra i tre Paesi analizzati.

Il ricorso al part-time cresce con l’età dei figli, rivelando come la pressione della gestione familiare spinga molte donne a ridimensionare le proprie ambizioni professionali. Un fenomeno che, nonostante le numerose iniziative di empowerment femminile degli ultimi anni, continua a penalizzare le madri nel mercato del lavoro.