La mamma non è invincibile, e questo pensiero mi destabilizza in modo infantile. Potrebbe morire. Potrebbe non tornare più quella di prima con la memoria intatta. Se così fosse, cosa perderebbe? Lei è la custode di tutti i nostri segreti di famiglia. E se avesse avuto altre cose da dirmi, altre domande che si aspettava da me?

La verità su quanto è realmente accaduto in un bosco lontanissimo, sul finire di un’estate assolata del 1971, mi è stata strappata in modo brutale e inaspettato.

Si sente inclinata anche lei, sul punto di cadere dentro qualcosa. Ma non è certa che questa sensazione abbia a che fare con il pavimento.

Lo sguardo della mamma si faceva stranamente distante, un po’ come è successo ieri, durante il nostro viaggio in auto verso Foxcote: è convinta che io non riesca a vedere dietro quei suoi occhialoni scuri, invece ci riesco eccome. Il mio sguardo penetra ovunque.

Non so cosa mi spinse a fare due più due. E a leggere attentamente il mio libro di biologia. Credo di averlo capito e basta. E sono convinta che lo avesse capito anche papà. Ora che ci penso, e sono pensieri che faccio spesso, fastidiosi come le pulci, tutte le cose brutte che si sono capitate sono colpa ….

Rita si intenerisce di fronte all’incertezza e al bisogno che traspaiono dai suoi occhi chiarissimi. E ripensa all’acuto senso di solitudine e insicurezza che provava anche lei a quell’età., un’età strana, in cui si è troppo grandi per trovare conforto in una casa delle bambole e troppo giovani per avere il controllo della propria vita. In cui si teme e al tempo stesso si brama l’imminente maturità, e si avverte ancora un bisogno disperato di cure materne.

Il mondo s’inclina, cambia aspetto, come qualcosa che venga prima sollevato e poi riappoggiato su un fianco.

E proprio come una fotografia può diventare un ricordo, sostituendosi alla realtà dei fatti, quella storia era diventata la mia storia. La mamma non avrebbe mai voluto imbrattare la dolcezza del racconto …

In realtà le persone non si rivelano mai come le immagina Rita. Chissà che non sia proprio lei l’eccezione, che non finisca per sorprendere se stessa.

Le conosce quelle donne come Helen. … Sono donne difficili da accontentare ma anche bisognose di attenzioni, vulnerabili e, troppo spesso, preda della paura (non irrazionale).

«Se le teniamo tutte dentro, le cose brutte crescono come erbacce. … Soffocano i fiori e oscurano la luce del sole.» Mi prende la mano e la stringe forte, spremendo tutti i segreti come dentifricio da un tubetto. «Cos’è che vuoi dimenticare, Hera?»

Io non posso permettermi di sentire la sua mancanza. Finirei per provare un groviglio di sentimenti. Come quando mescoli colori chiari e alla fine ottieni un marrone fangoso.

Le figure sconosciute che emergono dal mio volto con il passare degli anni. Generazioni di donne a me ignote che si perdono nel tempo. La storia che si cela sotto la mia pelle.

La nostalgia che ha di lei è fisica, un dolore così straziante che le verrebbe da urlare. Sente la mancanza del suo corpicino umido e compatto, del suo palmo carnoso, dei suoi versetti così musicali, del modo in cui le strofinava il faccino bagnato sul collo e di quei lucidi occhi scuri che la seguivano dappertutto.

Non riesco a liberarmi della convinzione che, se tengo segreta tutta la vicenda, riuscirò a contenerla, a darle forma e a impedire al passato di travolgere il presente. E il presente si sta facendo sempre più pressante.

Un nuovo sentimento si dispiega in me come le ali dell’airone. Qualcosa che si avvicina al perdono. O almeno, se non al perdono, alla comprensione. E una tristezza tanto cocente e dolce allo stesso tempo da riuscire a darmi sollievo.

 

Questo è uno di quei libri per il quale l’unico consiglio che riesci a trovare è: leggilo. Non si può definire bello, magnifico o con qualche altro aggettivo perché ogni descrizione risulterebbe riduttiva.

Un romanzo che parla di donne per le donne. Dove i sentimenti, le difficoltà, le tragedie vengono affrontate in modo diverso da ognuna delle protagoniste: Rita detta Ritona, Hera, Silvye e sullo sfondo Jeannie e Marge che a modo suo, dopo una vita fatta di solitudine e abbandono voleva redimersi agli occhi di un uomo e “salvare” la vita di una donna da un altro uomo. Dove la presenza degli uomini c’è anche se marginale ma allo stesso tempo definita, che muovono i fili del destino chi da lontano avvalendosi dell’aiuto di altri, chi con pazienza attende l’evolversi delle cose e chi si impone in modo prepotente con tutti e su tutto.

Un libro che parla al passato e al presente. Dove lo scorrere delle esistenze è scandito da ricordi difficili da dimenticare che, come un filo si collegano alle vite degli altri senza averne consapevolezza. E dove, per una serie di coincidenze, si arriverà ad unire i fili e farne un’unica matassa, una matassa con la quale si creerà una splendida copertina per riscaldare una nuova vita e il cuore di ogni lettore.

Le figlie di Foxcote Manor di Eve Chase, #Noi siamo la conseguenza del passato dei nostri genitori

Le figlie di Foxcote Manor
di Eve Chase
Sperling & Kupfer 2023 (334 pp.)