Quell’uomo con il panama e il vestito bianco, in piedi accanto al binario, in attesa del treno che avrebbe portato vi l’ultimo ricordo che aveva del proprio fallimento, quell’uomo ero io.

Un piccolo stupore per la mutazione dei corpi, una curiosità bruciante per la mutazione delle anime.

Qualunque storia, qualunque sia stata la sua importanza in questo folle mondo senza memoria, è soltanto un mucchio più o meno ordinato di fatti, tirati a riva come relitti, ai quali si cerca di dare inutilmente un senso.

Era destino che il tempo e la vita ci separassero per poi ricongiungerci all’improvviso, come per un caso che nulla aveva di casuale, forse atteso da entrambi con finta dimenticanza.

Con lui, per quanti viaggi si facciano, è come non essersi mai mossi di un solo passo dal punto da cui si è partiti. Bisogna riconoscerlo, è un ottimo rematore all’incontrario.

Myriam silenziosa accanto a me, si rifiutava di guardarmi attraverso i ricordi mentre in me affioravano le stesse impressioni di allora, le stesse immagini, le stesse parole per esprimerle, comunicarle a lei. Myriam si rifiutava al gioco dei ricordi e degli addii, se pure era un gioco. Feci finta che lo fosse e mi ci abbandonai.

Era ormai notte, nel buio i fiori non avevano colore. Da tanto io e Myriam non eravamo stati così vicini, inostri corpi si sfioravano. Nel cielo risplendeva l’invariabile luna di dieci anni prima.

 

Un libro profondo, introspettivo, geniale e malinconico allo stesso tempo.

Un libro che ci parla del trascorre del tempo, delle cose non vissute fino in fondo, dei pensieri che tornano sempre al passato in una sorta di ”bolla” del volevo ma non ho fatto.

Parazzoli, con la sua scrittura poetica ci racconta di una storia che poteva essere e non lo è stata, del ritrovarsi dopo tanto tempo, quando i corpi mutano ma i sentimenti rimangono invariati perché non vissuti fino in fondo. Quell’alone che avvolge le vite con un senso di labile e profonda, ma allo stesso tempo impercettibile, malinconia.

Del ritrovarsi e dirsi di nuovo addio.

E come un ultimo casto, privo di calore, bacio il libro ci lascia con la stessa sensazione.

Una lettura che a tratti mi ha fatto arrabbiare, altre sorridere, altre riflettere. Fra qualche tempo tornerò su queste pagine perché leggerlo una sola volta è riduttivo.

Recensione di Il gioco dell’addio di Ferruccio Parazzoli, #Non si guarisce dalle illusioni se non si cambia corpo

Il gioco dell’addio
di Ferruccio Parazzoli
Rizzoli 2023 (156 pag.)