Sono passati sedici anni da quando, nel lontano 2004, Marco Pantani, ciclista e scalatore originario di Cesenatico – dove nacque nel 1970 – è stato ritrovato morto nella sua stanza al Residence “Le Rose”, solo e all’oscuro di tutti.
Nessuno pensava che un “divo” del ciclismo potesse improvvisamente scegliere la morte, ad appena 34 anni, eppure erano note a tutti le ultime, tristi vicende che l’avevano assorbito fino a togliergli la voglia di respirare e la volontà di andare avanti.
Chiunque fosse avvezzo alle notizie più scottanti del mondo sportivo, o solito vedere i notiziari in tv, era al corrente della stretta “morsa” del doping in cui Pantani, dichiaratosi ignaro e presumibilmente innocente, si era ritrovato all’alba della ventunesima tappa del Giro d’Italia del 1998. All’epoca infatti era sempre più alto il commercio (all’inizio clandestino, poi reso pubblico) della cosiddetta “epo”, droga artificiale che aveva il superpotere di migliorare la prestazione dei ciclisti, ma che al contempo gettava ombre sulla sua efficacia nel lungo termine.
Indebolendo pesantemente il cuore, molti atleti, alcuni giovanissimi, si prestavano a subire attacchi di infarto inaspettati, a cui replicavano semplicemente esercitandosi, nel cuore della notte, sulle proprie cyclette per rimettere in moto il miocardio.
Scritto e diretto da James Erskine, “Pantani” è l’appassionato racconto – e fedele resoconto – della breve ma intensa vita di un atleta che, in quanto tale, ha rappresentato il perfetto sportivo capace di abbattere tutti gli ostacoli, mettendo sempre in primo piano non la sua voglia di vincere, ma la sua sfacciata voglia di crescere e migliorarsi ancora e ancora.
Persino i titoli di testa di questo dolce e commuovente lavoro che raccoglie tante voci disparate (dai genitori, al migliore amico Roberto Pregnolato, passando per Nicola Amaducci, il suo primo allenatore) sono messi giustamente da parte, quasi a svanire nei primi piani di questo volto indimenticabile e profondamente malinconico.
Nel 1994 l’allora ventiquatrenne Marco stravinse contro mostri del ciclismo come Miguel Indurain che, in quel giro d’Italia, si classificò terzo; nel 1995 fece la salita di Superga a una velocità mai vista allora, consacrando quella particolare posizione, per cui non poggiava totalmente sul sedile ma sedeva – indietreggiando – senza toccare.
Fu proprio in quella tappa ad aver subito il primo grave colpo della sua carriera: un automobile, che aveva eluso le telecomunicazioni e la sorveglianza, partita alla volta di Marco, lo urtò causandogli una profonda ferita alla gamba durante il suo tragitto. Il verdetto dei medici fu che non avrebbe mai più avuto le gambe allineate, con una più corta dell’altra.
Fermo per un anno e mezzo, Pantani non si era dato vinto, e aveva proseguito gli allenamenti necessari a riprendersi. Tornando più forte di prima ma accrescendo una fama che, purtroppo, gli mise contro molte persone, a partire da quegli atleti forse invidiosi e forse insoddisfatti che non ne rispettarono la bravura.
E con loro, grandi nomi dietro alle strutture finanziarie che, infastidite dal predominio che il giovane Marco aveva nelle gare più famose, scelsero la via più facile: diffamazione per uso di doping, come mostrarono le analisi (veritiere?) dell’ematocrito che dimostrò una percentuale di epo superiore al 50%, cioè il limite massimo consentito.
Sospeso per due settimane, l’eterno bambino che smontava di proposito le biciclette per conoscerne meglio l’ingegneria e che partiva per ultimo proprio per risalire quando meno lo si sarebbe immaginato, smise di farsi vedere in pubblico e iniziò ad abusare di cocaina.
Illuso e colpito nel suo tallone d’Achille, Marco si è scoperto un granello nella sabbia, accerchiato da un branco di speculatori che ne hanno azzerato tutte le possibilità di riscattarsi.
Com’è vero che la storia la scrivono sempre gli altri…

Vorrebbe avere una conversazione con Audrey Hepburn, ma si accontenterà di sognarla guardando i suoi film.
Ama leggere: legge qualsiasi cosa scritta su qualsiasi superficie materiale e, se la trova particolarmente attraente, la ricopia subito senza pensarci troppo.
E fu così che iniziò millemila quaderni delle citazioni sparpagliati tutti sulla sua scrivania in disordine.