Forti non si nasce ma si diventa. Basterebbe poco per incrinare la nostra resilienza, e diventare persone passive. A maggior ragione, quando si è costretti a subire il peso di una vita che non avremmo mai scelto per noi. Tuttavia, chi vuole andare avanti per amore di sé e della vita, non si ferma nemmeno di fronte al primo ostacolo, continuando a calciare il pallone per segnare il gol tanto desiderato.
E’ proprio attorno al calcio che è costruito il documentario Academy Two” delle registe Isabel Achàval e Chiara Bondi, prodotto da niente meno che Nanni Moretti in collaborazione con Rai Cinema e Sacher Film, storica casa di produzione con cui sono stati distribuiti alcuni dei più grandi lavori di Moretti.
“Las Leonas” ha per protagoniste sette donne emigrate in Italia non più di vent’anni fa, spesso partite da sole dal paese d’origine. Molte di loro sono sudamericane, ma nel documentario spiccano anche donne di altre nazionalità, come Marocco, Cina e Moldavia. Ciascuna di loro ha una grande passione, il calcio, che nella quasi totalità dei casi era uno sport amorevolmente praticato nell’infanzia, chi per diletto, chi con l’obiettivo di sfondare nel settore. La vita, però, sa essere imprevedibile, mettendo a dura prova anche le nostre più solide ambizioni. Ecco perché molte di loro non hanno potuto continuare a focalizzarsi su quell’unico “amore”. Ma forti non si nasce, si diventa: per questo le “leonas” raffigurate nel documentario non si sono arrese ai cambiamenti intercorsi nelle proprie vite, ma hanno continuato a fare del calcio la loro colonna portante e unica valvola di sfogo in un mondo spesso crudele e poco invitante.
Il calcio come ponte tra l’Italia e la propria infanzia
Il documentario di Achaval e Bondi mostra il calcio come ponte tra la vita attuale in Italia delle donne intervistate e l’infanzia trascorsa nei propri paesi di provenienza. Avendo ciascuna di loro intrapreso carriere diverse, spesso discontinue, una volta approdate in Italia, non hanno più potuto dargli il rilievo sperato. Tuttavia, questo non ha impedito loro di ritrovarsi periodicamente sul campo di calcio “Vis Aurelia”, in un quartiere periferico di Roma, allenandosi e giocando come delle vere leonesse.
E’ quando sono sul calcio che le donne intervistate possono lasciare in panchina le preoccupazioni di tutti i giorni e rivivere i vecchi sogni di diventare calciatrici professioniste.
“Il contrasto tra la fatica del lavoro, la solitudine di vivere in un Paese straniero lontano dai propri familiari e l’adrenalina, la forza che emerge giocando a calcio, ci è sembrato da subito molto forte“, hanno dichiarato in merito le registe.
Molte di loro vivevano in condizioni di estrema povertà, tra chi ha dovuto chiudere la propria attività a causa dei ricatti degli usurai, come nel caso di Melisa, 38 anni ma in Italia da 2, a chi non riteneva di avere la mentalità giusta per vivere pacificamente con i suoi conterranei, ovvero quello che è successo a Siham, 44 anni e separata dal marito con cui non andava d’accordo. “Fiere e forti come delle leonesse, vanno avanti nella vita con ottimismo e coraggio, malgrado le difficoltà delle loro storie personali“, hanno precisato le registe in merito all’attività preferita delle protagoniste.
Ed è grazie alla loro forza interiore che anche lo spettatore ritroverà il desiderio di superare ogni difficoltà, proprio come un felino altero.
Vorrebbe avere una conversazione con Audrey Hepburn, ma si accontenterà di sognarla guardando i suoi film.
Ama leggere: legge qualsiasi cosa scritta su qualsiasi superficie materiale e, se la trova particolarmente attraente, la ricopia subito senza pensarci troppo.
E fu così che iniziò millemila quaderni delle citazioni sparpagliati tutti sulla sua scrivania in disordine.