Quando l’arte abbandona le pareti dei musei e invade gli spazi urbani, la città si trasforma in un museo diffuso, accessibile a tutti. È questo il miracolo che Super Walls, la Biennale di Street Art di Padova, compie ogni due anni dal 2019. Dal 17 maggio al 1° giugno 2025, la manifestazione tornerà a rivoluzionare il panorama visivo della città veneta e della sua provincia con 33 nuovi murales che coloreranno scuole, università, edifici pubblici e aziende.
Un sogno che prende vita sui muri
L’edizione 2024 sarà dedicata al tema del “Sogno”, un invito agli artisti a esplorare visioni, aspirazioni ed emozioni che accompagnano l’essere umano nella sua ricerca quotidiana di significato. Una scelta tematica che risuona con particolare forza in un’epoca in cui immaginare futuri alternativi diventa quasi un atto di resistenza. “Il tema nasce dalla necessità di tornare a immaginare, sperare e costruire insieme una comunità che vede nell’arte uno strumento potente di coesione e cambiamento”, spiega il curatore Carlo Silvestrin, che guida il progetto insieme alla critica d’arte Dominique Stella.
Una leggenda del graffitismo newyorkese sbarca in Veneto
Tra i 29 artisti provenienti da tutto il mondo, spicca un nome che rappresenta la storia vivente della street art: Cope2. Attivo dalla fine degli anni ’70 nel South Bronx, è considerato uno degli inventori della tecnica “throw-up”, caratterizzata da lettere tondeggianti e bombate riempite di colori vivaci. La sua presenza a Padova rappresenta un ponte ideale tra la prima generazione di writer e le nuove leve della street art internazionale.
Un progetto di rigenerazione urbana e sociale
Super Walls non è solo un’esposizione d’arte, ma un vero e proprio strumento di riqualificazione del tessuto urbano. Le opere delle precedenti edizioni – un centinaio di murales realizzati nel 2019, 2021 e 2023 – hanno già modificato radicalmente l’aspetto di interi quartieri, trasformando superfici anonime in potenti veicoli di bellezza e significato. L’iniziativa coinvolge non solo il capoluogo ma anche sette comuni della provincia: Albignasego, Cadoneghe, Conselve, Fontaniva, Limena, Montegrotto Terme e San Giorgio delle Pertiche.
Un dialogo internazionale attraverso l’arte
La manifestazione si inserisce in un più ampio progetto di scambio culturale tra città europee. Ne è prova il recente gemellaggio artistico tra Padova e Le Havre, città francese patrimonio UNESCO come il capoluogo veneto, che ha visto cinque artisti italiani realizzare murales nella città d’oltralpe. Non è un caso che il logo della nuova edizione porti la firma dell’artista francese Vincent Gibeaux, che ha scelto di rappresentare un pittore-robot che utilizza sia la bomboletta che il pennello, con sullo sfondo Piazza delle Erbe e il Palazzo della Ragione, simboli architettonici di Padova.
Un evento partecipativo che unisce pubblico e privato
La Biennale, promossa dall’Associazione Cimi e dal Comune di Padova in collaborazione con numerose istituzioni locali, rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra enti pubblici, aziende e associazioni. L’ampio ventaglio di sponsor e partner tecnici dimostra come l’arte urbana possa fungere da catalizzatore per energie creative e risorse economiche, generando valore culturale e sociale per tutto il territorio.
L’immagine inviata: un esempio tangibile di trasformazione
L’immagine allegata mostra perfettamente come la street art possa trasformare radicalmente un edificio ordinario in un’esplosione di colori e immaginazione. Il murales raffigura figure antropomorfe – un uomo con testa di tucano e un orso dalle corna turchesi – circondati da elementi vegetali stilizzati e forme geometriche dai colori accesi. Una dimostrazione tangibile di come l’arte urbana possa ridefinire lo spazio pubblico, trasformandolo da sfondo anonimo della vita quotidiana a protagonista visivo capace di stimolare riflessioni e sorrisi nei passanti.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.