Tomboy – Truffa d’amore è un lungometraggio realizzato per UPtv, una piattaforma televisiva statunitense. La regia è di Lee Friedlander, uno street photographer che privilegia, nei suoi scatti, immagini di vita urbana, riflessioni store-front e ritratti.
La storia è quella di Tori (Makenzie Vega), un account marketing con la passione per lo sport, passione che coltiva allenando, insieme all’amico Adam, una giovanissima squadra di baseball. Tori non si distingue certo per la sua femminilità, veste e vive da maschiaccio (tomboy). Questo, però, non le impedisce di aver successo sul lavoro e di essere ammirata da amici e famigliari. Tutto cambia quando Brian, un suo collega, amante della femminilità, inizia a mostrare interesse nei suoi confronti: da qui in poi Tori proverà a diventare quello che lui vuole, cambiando totalmente look e personalità. Seguendo una storyline non troppo originale, ma lineare e semplice, il film risulta funzionale nel suo intento: parlare a un pubblico giovane e fidelizzare un target famigliare. Ritorna qui il ruolo di piattaforme come Uptv, nate esplicitamente per trasmettere il buon umore (Uplift Someone), non a caso il suo catalogo si compone in prevalenza di film romantici, commoventi e di serie più o meno note, come ad esempio Una mamma per amica (Gilmore Girls): una televisione in tutto e per tutto al servizio delle famiglie. Questa digressione è importante per analizzare e accettare il tono della storia in questione. Raccontare, per immagini e non, storie di insicurezze fisiche, di genere o caratteriali non è mai facile, molto dipende dal destinatario e molto dipende dalla sensibilità di chi ne discute. Parlare di confusione di genere, in questo caso (seppure sottilmente) significa richiamare all’ordine il buon vecchio concetto di outsider, e farlo adattandolo a un pubblico giovane. La sensazione di sentirsi “non adatti” e “fuori luogo” caratterizza un po’ tutti i personaggi, in relazione a contesti opposti ma simmetrici.
Come già detto, la storyline è delle più classiche e riguarda più livelli: A Tori (maschiaccio) piace Brian (maschio alpha amante della femminilità), e prova a cambiare per lui. Tori a sua volta è il centro delle attenzioni del suo amico Adam (ragazzo semplice a cui piace la vera Tori). Krista, migliore amica di Tori, si invaghisce di Sam, stella dello sport; anche lei, per lui, cambia interessi e personalità; in questo caso, però, capiamo fin da subito che Sam sarebbe disposto ad accettare la vera Krista, appassionata non di sport, ma di make up e moda.
Sia Tori che Krista parlano dell’importanza di sentirsi diversi per essere speciali, ma entrambe agiscono contraddicendosi , fin quando non capiscono che sentirsi amati equivale a sentirsi accettati in tutto e per tutto: Tori sceglie Adam e Sam accetta la vera Krista.
Non è di certo la prima volta che il concetto di tomboy viene associato allo sport, strada già battuta, ma che riesce sempre nell’intento di raggiungere un pubblico più o meno ampio, perché in gran parte corrispondente a una realtà in cui è facile identificarsi: essere donna e amare lo sport è fonte di disagio,e la morale sarà sempre quella di non cedere a questa debolezza, ma di trarne rinnovata sicurezza.
I rimandi narrativi sono evidenti e richiamano un mondo pop: pensiamo alla sequenza della trasformazione di Tori (dal trucco al parrucco), e pensiamo al videoclip musicale Last Friday Night di Katy Perry, in cui il brutto anatroccolo diventa una femme fatale, o ancora pensiamo (rispetto al tema in sè) a film come Matrimonio a 4 mani (It takes two) con le celeberrime gemelle Olsen, e molti altri.
In un mondo in cui i social, l’aspetto fisico e il gusto in fatto di stile contano più di qualsiasi altra cosa, soprattutto per le nuove generazioni, film del genere aiutano un ritorno alla normalità e alla leggerezza. Resta importante, tutt’oggi, capire che la bellezza ha poco a che fare con l’apparenza e, soprattutto, che non è tutto oro quel che luccica.
Interessante è la scelta di Jeff Pierre (Sam) per interpretare un ragazzo sportivo e virile, lo stesso attore è stato un personaggio secondario dell’acclamata serie tv Shameless, in onda sul canale Showtime (target decisamente diverso) in cui interpreta un pompiere omosessuale. Probabilmente chi guarda Tomboy non è lo stesso pubblico che guarda Shameless, non vale però il contrario, ragion per cui i fan della serie troveranno interessante questa “normalizzazione” dell’attore. Perché, per quanto si parli di giovani donne poco femminili, insicure, seppur di successo, non si parla di omosessualità: ancora un tabù per molte piattaforme e per molte famiglie. In tal senso, sarebbe interessante rapportarsi a questo tema delicato seguendo le logiche e le modalità di racconto di produzioni come quelle di UPtv.
Per concludere, un film femminile (in termini di genere) e ben confezionato, semplice e immediato per un pubblico poco pretenzioso e soprattutto giovane, se non giovane quantomeno molto romantico.

Amalia Cipriani, classe 1992. Nel 2014 ha conseguito una laurea triennale in Arti, musica e spettacolo presso l’Università di Salerno, dal 2015 al 2016 ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti, per poi trasferirsi a Bologna e conseguire nel 2019 una laurea magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale. Nello stesso anno ha completato un corso intensivo in Social Media Management.
A luglio 2020 ha terminato un master in Promozione e digital marketing per il cinema. Attualmente vive a Milano e lavora in stage presso un’agenzia di grafica e comunicazione.