La serie è tratta dal romanzo distopico Il racconto dell’ancella (1985), di Margaret Atwood. Acclamata sia dal pubblico che dalla critica, ha riscosso numerosi successi e si è aggiudicata ben otto Emmy Awards e due Golden Globes.
Un trionfo di premi, insomma. Ma questa volta il merito non va a Netflix. Il debutto è avvenuto infatti sul servizio di video on demand Hulu ad aprile 2017.
La serie è ambientata in un presente governato da un regime totalitario, formato da soli uomini, che vieta alle donne ogni tipo di libertà. La protagonista è Offred (Difred in italiano), una delle donne fertili schiavizzate e rese oggetto sessuale per la riproduzione. Anche il suo stesso nome rappresenta la sua oggettificazione, letteralmente infatti significa che appartiene a Fred (o meglio che è “di Fred”), il comandante a cui è stata assegnata al fine di procreare.
La straordinaria interpretazione di Elisabeth Moss, nel ruolo della protagonista, contribuisce a rendere la serie un racconto al femminile e femminista, intimo ma rivolto contro una società fanatica e ignorante. Un racconto macabro e decisamente risvegliante. L’attrice, durante la premiazione del Golden Globes, ha infatti detto:
Margaret Atwood questo premio è per te e per le donne che sono venute prima di te e dopo di te, che hanno avuto il coraggio di parlare contro l’intolleranza e l’ingiustizia e di lottare per l’uguaglianza e la libertà in questo mondo. Non viviamo più negli spazi bianchi vuoti, sul bordo della pagina. Non viviamo più negli spazi vuoti tra le storie. Siamo la storia in stampa e la stiamo scrivendo noi stesse.
La serie alterna gli angoscianti momenti del presente a flashback di una realtà antecedente al regime e molto simile alla nostra. Mettendoci potentemente a contatto con un mondo quasi uguale a quello in cui viviamo oggi, tutto risulta spaventosamente vicino e ancora più inquietante. Basti pensare al fatto che molte vicende della serie sono tratte da fatti realmente accaduti nella nostra società.
Le tematiche e le atmosfere sono rese ben percepibili anche dal punto di vista visivo.
La fotografia è paradossalmente morbida, colma di fasci di luce, quasi serena. Tutto l’opposto di quello che ci si aspetterebbe. Una scelta fotografica sicuramente ben pensata: è proprio questa assurda ambivalenza a rendere ogni cosa più contraddittoria e angosciante.
I costumi creati per i personaggi delle ancelle sono rossi, accesi e sgargianti, potenti ma forse anche simbolo di quella fertilità che diviene macabro marchio di schiavitù. I volti delle ancelle sono quasi sempre nascosti, isolati dai grandi copricapi bianchi che ognuna di loro è costretta ad indossare.
Le inquadrature sono spesso statiche e formali, dritte e rigide, esclusi i primi piani della protagonista, spesso girati in movimento per rendere percepibili l’angoscia e la confusione. Le riprese di Difred sono infatti anche molto strette, la macchina da presa è sempre molto vicina al suo volto e spesso non lascia alcuno spazio al di sopra e al di sotto dell’inquadratura, come per non dare alla protagonista lo spazio per respirare.
Il giudizio della serie è insomma decisamente positivo!
E quando avrete finito di guardarla, non temete: ad aprile uscirà la seconda stagione.

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