Gamer accorrete, gli orchi, i guerrieri e la magia che vi hanno trattenuti per ore, giorni e settimane incollati sugli schermi dei vostri pc prendono un respiro nuovo. Duncan Jones li ha evocati e impiantati sul grande schermo.Warcraft è il primo film di quella che ha tutta l’aria d’essere una saga, e anche bella lunga. Gli orchi fuggono dal loro mondo per invadere le terre fertili degli uomini. Per farlo l’orco Gul’dan crea un portale per trasferire l’orda nel mondo umano. Il potere di cui fa uso, il “Vil”, un nome fantasy per la più nota magia oscura, si rivela un’arma pericolosa per la stessa razza degli orchi.
Per veri appassionati della saga, il film di Jones ha la pecca di trasportare lo spettatore nel mondo di warcraft, ripreso fedelmente dal videogame, senza specificare nulla. “Se non hai mai giocato, peggio per te”. Non si è in balia di lingue inventate e avvenimenti messi a caso, dato che in linea di massima il film segue un preciso filone; tuttavia si resta all’oscuro di un una serie di particolari, una matassa impossibile da sbrogliare se non scoprendo i segreti del gioco.
Travis Fimmel ormai è inseparabile da spade, scudi e guerre. Prelevato di forza dal set della serie Vikings, l’attore e ex fotomodello pare portare sul set gli stessi connotati del vichingo Ragnar. Il passaggio da film storico a fantasy pare non averlo scalfito minimamente.
Il film procede sempre, forse troppo. Non si ha pace in warcraft, si è costantemente martellati sulle tempie. Riproporre un videogame decisamente vuol dire far vedere l’azione, certo, ma la traduzione cinematografica avrebbe meritato poca più riflessione, un briciolo di attesa. La sconfinata serie di scontri sanguinari andava forse diluita per tenere sano e lontano dall’epilessia lo spettatore.
In warcraft non mancano alcune ingenuità: il colpo di fulmine tra la prigioniera metà orca e metà donna e il belloccio di turno, l’eroe che spicca tra tutti gli altri buoni, il duello per vendicare un caro defunto, l’apprendista stregone impacciato che si rivela l’arma vincente.
Effetti speciali sorprendenti, certo, e come potrebbe essere altrimenti nell’era del digitale? In definitiva un film da puro intrattenimento, collocato nel mezzo, tra gli scadenti e improponibili fantasy dell’ultimo decennio e i capolavori del genere di un paio d’anni prima.