Mentre cresce l’attesa per Insane, arriva in Italia con qualche ritardo La truffa dei Logan di Steve Soderbergh. Dal 31 maggio al cinema.

Jimmy Logan, ex quarterback con una gamba offesa, e Clyde Logan, veterano dell’Iraq senza un braccio, decidono di organizzare una rapina. Separato dalla consorte e licenziato dal boss l’uno, single con pub l’altro, i Logan vivono nell’America rurale, collezionano una sfortuna eterna e perpetuano una maledizione familiare.
Recensione La truffa dei Logan, #La truffa dei Logan: spassoso Soderbergh

Comprensibile che la sbirciata al trailer dell’ultimissimo film di Steven Soderbergh possa non essere bastata. Nell’attesa di Insane, il regista statunitense ce lo gustiamo in sala con una commedia divertente, ma davvero. Nel senso che si ride, ma proprio tanto.

L’accoppiata Channing Tatum e Adam Driver funziona. Se ci metti dentro poi un Daniel Craig lontanissimo dai panni eleganti dello 007 in smoking e lo rendi un galeotto burbero e palestrato con la grande passione per gli esplosivi, la cornice è pronta e il quadro fa la sua figura.

Esilarante è il percorso dei fratelli Logan, entrambi un po’ storpi e senza troppe soddisfazioni nella vita. Inseguiti da quella che per tutti coloro che li conoscono è una vera e propria maledizione. I tempi della scuola e della popolarità sono finiti. Restano gambe zoppe, braccia monche e una figlia sballottata tra madre e padre. I soldi sono pochi e le prospettive misere come quello stesso paesaggio che fa da madre ai Logan: West Virginia. Il classico posto di cui tutti si lamentano pur provando per esso un amore sconfinato.

La soluzione dei Logan è un colpo grosso al caveau della coca cola 600, la gara d’auto Nascar più famosa degli stati uniti.

Evasioni, rivolte carcerarie paradossali, travestimenti e personaggi parodistici a complicare ogni operazione. Soderbergh diverte come non aveva mai fatto prima. La ricchezza di La truffa dei Logan sta tutta nel rendere accessibile e possibile una comicità limpida e genuina, ma assieme geniale e puntuale, che anche fra i nomi più noti negli ultimi tempi è diventata quasi una chimera irraggiungibile. Ed è strano che il ridere di gusto al cinema questa volta sia tutto merito di un artista che preferisce giocare titolare sul drammatico, il thriller e l’horror.

Recensione La truffa dei Logan, #La truffa dei Logan: spassoso Soderbergh

Quella poliedricità che il più delle volte stride e puzza un po’ già a guardarla da lontano, questa volta è vincente davvero. Vince anche grazie alla penna di Rebecca Blunt, scribacchina che al suo primo lavoro promette più che bene.

Il gran colpo delle persone comuni e sempliciotte, quasi dei redneck potremmo dire, ha tutto il fascino della parabola di Robin Hood. A nulla servirà l’arrivo dell’ispettrice di polizia puntigliosa e agguerrita per ricordarci che la legge è la legge e certe cose non si fanno. La rapina dei Logan si traduce nella cosa più giusta da fare per le vite di tutti i complici. Un gran mucchio di soldi che tuttavia non lasceranno mai il west Virginia. Questo perché da poveracci o da milionari, casa è sempre casa. “Strade di campagna, portatemi a casa, ai luoghi che mi appartengono. Mamma montagna dell’ovest Virginia ,portatemi a casa, strade di campagna” cantava John Denver. E come dargli torto?