Frutto del sodalizio tra Renaud Fely e Arnaud Louvet, Il sogno di Francesco è il racconto della compagnia francescana della prima ora rappresentata da un punto di vista trasversale; la vita di Francesco d’Assisi con gli occhi dell’amico Elia. Dal 6 ottobre al cinema.

Papa Innocenzo III ha rifiutato le regole stilate da Francesco per tutelare i fratelli dell’ordine, ritenendo alcuni punti del trattato inaccettabili per la chiesa. L’amico Elia accetta di fare da ponte tra la confraternita e il papato, tra Francesco e gli affari del clero, tra la corruzione e l’amicizia.

Il film dell’accoppiata francese, lo diciamo subito, è un buco nell’acqua o forse qualcosa di peggio.

Imbarazzante l’ingenuità dei fratelli i cui dialoghi troppo spesso cedono in scambi di battute poco credibili, abbandonati da una sceneggiatura che qualche volta ci piace definire “scolapasta”. Le falle appena riportate non sono immuni neanche alla figura di Germano sul set, la cui interpretazione non convince, teatralmente sempre sopra le righe, un Francesco a tratti epilettico. Quasi del tutto assente il personaggio della Rohrawcher, utilizzata nella confezione per tre inquadrature contate. Un peccato vedere Renier affaccendarsi tanto (l’unico che in qualche modo prova e ci mette del suo), risultando un puntino luminoso in un quadro troppo nero.

Resta interessante l’idea di mostrare un personaggio noto nelle sue vesti care all’iconofilia, puntando il raggio d’azione cinematografico sulle sfaccettature della vita del santo, sul suo sogno d’un mondo libero dalla violenza, scevro da ogni tipo di peccato, fraterno e amico; soprattutto è buona l’idea di raccontare Francesco con gli occhi dell’amico Elia, figura di secondo piano, obliata dalla tradizione che mitizza. Peccato che di buono siano rimaste solo le idee.

Tecnicamente mediocre, la confezione mostra problemi di taglio. Il montaggio spezza di continuo il filone storico, frammentando troppo ed in maniera esasperante. Il quadro nero va bene, ma quando è eccessivo viene davvero ad uggia. L’utilizzo esagerato della musica non consente ad alcuna sequenza di spiccare il volo, non folgora il suo spettatore e non lo travolge con l’accompagnamento delle belle riprese.

La vita è troppo breve per i 90 minuti de Il sogno di Francesco.