Nel panorama della bellezza contemporanea, in continua evoluzione e spesso sovraffollato di prodotti, emerge con forza una tendenza che invita a fare un passo indietro: lo skinimalism. Questa filosofia, che unisce “skin” (pelle) e “minimalism” (minimalismo), rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire la cura della pelle. Non si tratta semplicemente di una moda passeggera, ma di un profondo ripensamento del rapporto con la nostra epidermide e con i prodotti che utilizziamo quotidianamente.
Le origini di un movimento in espansione
Lo skinimalism ha iniziato a diffondersi con particolare vigore durante il periodo pandemico, quando la permanenza forzata nelle nostre case ha portato molti a riconsiderare le proprie routine di bellezza. Secondo uno studio condotto dall’Università di Milano nel 2023, il 67% delle donne italiane ha ridotto significativamente l’uso di prodotti cosmetici durante quel periodo. Ma sarebbe riduttivo considerare questo fenomeno solo come una conseguenza temporanea del lockdown.
“Lo skinimalism è una risposta naturale all’eccesso di prodotti e procedure che ha caratterizzato l’ultimo decennio”, spiega la dottoressa Maria Rossi, dermatologa e ricercatrice presso l’Università di Bologna. “Rappresenta un ritorno all’essenziale, alla valorizzazione della bellezza naturale della pelle piuttosto che alla sua trasformazione attraverso strati di prodotti”.
Meno prodotti, maggiore consapevolezza
Al centro dello skinimalism c’è l’idea che meno è meglio. Questo approccio invita a utilizzare meno prodotti, ma più efficaci e multifunzionali. Non si tratta di eliminare completamente la routine di skincare, ma di renderla più intelligente e mirata. Un sondaggio condotto da Mintel nel 2024 rivela che il 52% dei consumatori europei preferisce routine di bellezza più semplici rispetto al passato.
“La pelle non ha bisogno di dieci passaggi per essere in salute”, afferma Paolo Bianchi, fondatore del brand italiano di cosmesi naturale EssenzaBio. “Spesso l’accumulo di prodotti può creare quello che in dermatologia chiamiamo ‘skin barrier damage’, un danneggiamento della barriera cutanea che porta a irritazioni e sensibilizzazioni”.
L’impatto ambientale della semplicità
Un aspetto non trascurabile dello skinimalism è il suo impatto positivo sull’ambiente. Utilizzare meno prodotti significa generare meno rifiuti, consumare meno acqua nella produzione e ridurre l’impronta di carbonio legata al trasporto e alla distribuzione dei cosmetici. Secondo un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente pubblicato nel gennaio 2024, l’industria cosmetica produce annualmente oltre 120 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica.
“Lo skinimalism è intrinsecamente sostenibile“, sostiene Laura Verdi, analista di tendenze presso il Future Concept Lab di Milano. “Rappresenta una forma di consumo più consapevole e rispettoso, in linea con le preoccupazioni ambientali delle nuove generazioni”.
La rivincita dell’imperfezione
Forse l’aspetto più rivoluzionario dello skinimalism è la sua celebrazione della pelle reale, con le sue caratteristiche naturali. Lentiggini, pori visibili, texture naturale: elementi che per anni l’industria della bellezza ha considerato “difetti” da correggere, oggi vengono rivalutati come segni di autenticità.
“Stiamo assistendo a un cambio di paradigma”, osserva il sociologo Antonio Marra dell’Università La Sapienza. “Da una bellezza standardizzata e perfetta si passa a una bellezza più personale, che accetta e valorizza l’unicità. È un fenomeno che va ben oltre l’estetica e tocca temi profondi come l’accettazione di sé e la resistenza agli ideali di perfezione irrealistici”.
La scienza conferma: meno può essere più
Numerosi studi dermatologici confermano che routine di skincare troppo elaborate possono effettivamente danneggiare la pelle. Una ricerca pubblicata sul Journal of Dermatological Science nel novembre 2023 ha dimostrato che l’uso eccessivo di prodotti può alterare il microbioma cutaneo, l’insieme di microrganismi che vivono in simbiosi con la nostra pelle e ne garantiscono la salute.
“La pelle ha meccanismi naturali di auto-regolazione che funzionano in modo ottimale quando non vengono disturbati da troppi prodotti”, spiega il professor Giovanni Albano, direttore del Dipartimento di Dermatologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Lo skinimalism si allinea perfettamente con questa conoscenza scientifica”.
Il futuro della bellezza è minimalista
Gli analisti di mercato prevedono che lo skinimalism continuerà a crescere nei prossimi anni. Secondo un rapporto di McKinsey & Company del febbraio 2024, il mercato dei prodotti di bellezza multifunzionali è destinato ad aumentare del 34% entro il 2027. Sempre più marchi stanno ripensando le loro linee di prodotti in chiave minimalista, proponendo formule più concentrate e versatili.
“Non è solo una questione di quantità, ma di qualità”, conclude la dottoressa Rossi. “Il futuro della skincare sarà caratterizzato da formule più intelligenti e personalizzate, capaci di rispondere alle reali esigenze della pelle con il minor numero possibile di ingredienti e passaggi”.
Lo skinimalism rappresenta quindi molto più di una semplice tendenza cosmetica: è un movimento culturale che ci invita a ripensare il nostro rapporto con la bellezza, privilegiando semplicità, autenticità e sostenibilità. Un invito a riscoprire la bellezza naturale della nostra pelle, liberandola dal peso di aspettative irrealistiche e routine complicate.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.