Il 23 ottobre scorso è uscito su Prime Video, in prima visione assoluta, Borat 2 – Seguito di film cinema con la regia di Jason Woliner l’attesissimo sequel di Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan un film che nel 2006, a causa di una grande risposta di pubblico, ebbe un importante risonanza mediatica.

L’annuncio del film è stato lanciato dai produttori poco a ridosso della data di uscita, ed ecco che come un fulmine a ciel sereno ha elettrizzato i numerosi fan che, dal lontano 2006, davano il personaggio per archiviato. Una scelta promozionale di marketing davvero interessante perché nessuno si sarebbe mai aspettato di rivedere l’iconico inviato kazako sullo schermo. La storia, infatti, è stata scritta, prodotta e girata in gran segreto sullo sfondo delle discusse ripercussioni sociali insorte a seguito delle limitative restrizioni sanitarie emanate e imposte alla popolazione nel tentativo di contrastare la pandemia globale di SARS Covid-19. Il distanziamento sociale è tuttora una realtà quotidiana e questo, purtroppo, non solo negli USA. Borat Sagdiyev è il cavaliere dell’irriverenza che senza concedere alcuna tregua, dato anche il suo peculiare contesto di provenienza, collide e si scontra contro specifici dogmi e costumi occidentali mettendone a nudo la radicata ipocrisia.

Borat 2 – Seguito di film cinema, #Borat – Seguito di Film Cinema: “consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan”

Il simpatico inviato kazako, ideato e interpretato dall’attore inglese Sacha Baron Cohen, è il più celebre giornalista del suo paese che, nell’intramontabile primo capitolo della saga, parte alla volta del nuovo mondo per girare un documentario-inchiesta a basso costo sugli usi e costumi degli Stati Uniti. Nel sequel, che tra gli amanti del genere sta già riscontrando un notevole successo, l’uomo riparte dalla propria terra natia come inviato del Governo con l’incarico di consegnare un importante dono all’amministrazione Trump; trattasi di una scimmia con la qualifica di ministro della cultura del Kazakistan. Il lungometraggio ha una regia dinamica e coinvolgente ed è anche per questo che è stato accolto con entusiasmo dalla critica:

“The film is entertaining, but that’s what you’d expect from Cohen. However, the film can’t escape from its lack of originality”

anche se, Ian Sandwell di Sigital Spy scrive:

“Offensive, frequently shocking and often breathtaking… for Borat fans, that’ll be very nice. For anyone else, you need to stay as far away as possible because it’s not for you.”

Il personaggio viene considerato come la miglior interpretazione nella carriera dell’attore. Si rivela essere il risultato finale di un’evoluzione dei precedenti personaggi (reporter) che l’attore stesso ha sviluppato prima del 2006 (anno di uscita del primo Borat) e che, paradossalmente, si spingono sempre più a oriente: il primo è albanese e il secondo è moldavo (il prossimo potrebbe essere indiano?).

Borat 2 – Seguito di film cinema, #Borat – Seguito di Film Cinema: “consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan”

Fin dal suo primo esordio, e ancora oggi, Borat ha avuto il merito di infiammare diverse polemiche. Queste sono scaturite dalle sue manifestazioni di finto antisemitismo e Sacha Baron Cohen negli anni è stato erroneamente ritenuto responsabile di aver incarnato una caricatura spregiativa del popolo kazako. Tuttavia, Baron Cohen è ebreo e facendo una considerazione più accurata e meno superficiale, appare lampante come questo particolare si rifletta in maniera critica e attenta nella natura razzista e misogina del personaggio da lui caricaturizzato a un punto tale che diventa impossibile “prenderlo sul serio”. L’attore, come in tutte le sue parodie provocatorie, usa il personaggio da lui creato per dare forma ad alcuni tratti che delineano efficacemente il ruolo chiave del conformismo, insito nella società odierna e che aumenta all’accrescere della più becera intolleranza, nel nutrire e promulgare sentimenti razzisti, sessisti e antisemiti. Senza ombra di dubbio il lavoro di Cohen ha offerto un importante contributo sociale.

Il secondo capitolo, sotto molti aspetti (forse più quelli della tecnica), è perfettamente allineato con il primo, ma questo non basta. Grazie alle ottime capacità attoriali di Cohen vedere Borat 2 resta comunque un’esperienza divertente e stimolante, ma che sfortunatamente non riesce a reggere il confronto con la più sottile analisi e critica della società occidentale ricercata e sviluppata dal comparto produttivo nel film girato ormai 14 anni fa. Si è passati da un esilarante confronto culturale tra le due opposte eredità che si sono prima innestate e successivamente plasmate sotto le pressioni del bipolarismo, a un nuovo epicentro: gli sconvenienti della situazione politica negli USA che vengono astutamente stemperati da una seconda linea narrativa che ricalca temi sempre caldi quali l’emancipazione del genere femminile e la più che giusta pretesa di affermazione dei propri diritti fondamentali a discapito di un’ingiustificata e, oltremodo eccessiva, egemonia del genere maschile che è presente e ben consolidata in alcuni contesti culturali.

Borat 2 – Seguito di film cinema, #Borat – Seguito di Film Cinema: “consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan”

In ultima battuta, la nota più stonata del girato non è quella di essere troppo politicamente scorretto, ma bensì impegnato. Il film mette in scena una versione più retrograda del protagonista. L’upgrade di Borat, infatti, asfalta l’America trumpista schiacciandola in una poltiglia grossolanamente guarnita di una più grezza e spicciola ironia che, purtroppo, scade in una comicità dal sapore grottescamente amaro. Anche se molti degli spettatori – compreso il sottoscritto – mostreranno una certa gratificazione nel vedere l’attuale presidente repubblicano preso di mira da un costante fuoco incrociato; il film promuove una specifica posizione elettorale e, di conseguenza, per giudicarlo con lucidità bisogna tenere conto che le elezioni presidenziali sono alle porte (si terranno il 3 Novembre 2020). La pellicola in questione ha uno scopo fortemente politico e quindi una natura commerciale, ragion per cui costringe Borat l’irriverente e squinternato inviato kazako, al quale è difficile non affezionarsi, a vestire i panni di una sporca macchietta politica sotto le fila del partito democratico. Questa volta la produzione ha profanato impunemente l’iconicità del personaggio coheniano.