Nelle remote vallate dei Monti Rodopi, quando l’inverno stringe la sua morsa gelida sulla Bulgaria, prende vita uno degli spettacoli folkloristici più affascinanti e misteriosi dell’Europa orientale. I Kukeri, figure ancestrali avvolte in pellicce e maschere grottesche, emergono dall’ombra della tradizione per perpetuare un rituale che affonda le sue radici nell’epoca pre-cristiana. Questa manifestazione, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, rappresenta un ponte vivente tra il presente e il passato pagano dei popoli traci che abitavano queste terre.
La metamorfosi dell’uomo in creatura mistica
I Kukeri non sono semplici danzatori mascherati, ma incarnazioni di spiriti ancestrali. Gli artigiani che creano le loro maschere sono considerati artisti sacri nelle comunità, dedicando settimane o mesi alla realizzazione di ogni pezzo. Utilizzando principalmente legni come tiglio e pino, creano maschere che possono raggiungere dimensioni di un metro, decorandole con elementi zoomorfi e demoniaci dai colori vivaci ottenuti da pigmenti naturali. Ogni performer indossa queste elaborate maschere di legno intagliate a mano, decorate con corna di capra o montone, e si avvolge in pesanti pelli di pecora o capra che possono arrivare a pesare fino a quaranta chilogrammi.
Il linguaggio dei campanacci e la danza rituale
Alla vita, i Kukeri portano possenti cinture di bronzo con una vera e propria gerarchia del suono. I danzatori più esperti indossano i campanacci più grandi e pesanti, che producono i toni più bassi e profondi. La disposizione sulla cintura segue schemi precisi tramandati oralmente, creando pattern ritmici specifici durante la danza. Il rituale si svolge tradizionalmente tra gennaio e marzo, nel periodo chiamato Surva, quando l’inverno inizia a cedere il passo alla primavera. Le loro danze propiziatorie mimano la lotta tra il bene e il male, tra l’inverno e la primavera, tra la morte e la rinascita.
Un teatro rituale e le sue varianti regionali
La performance dei Kukeri è un vero e proprio rituale teatrale che coinvolge l’intera comunità, con personaggi archetipici come il re, la sposa, il medico e il prete. Le rappresentazioni includono matrimoni simbolici e morti rituali, seguiti da resurrezioni che celebrano il rinnovamento della natura. La tradizione non è uniforme in tutta la Bulgaria: nella regione occidentale i costumi sono più elaborati e le maschere più grandi, mentre a Razlog si indossano caratteristici copricapi a forma di nave. Nella zona di Yambol, le maschere sono più piccole ma più dettagliate.
L’evoluzione della tradizione
Storicamente riservato agli uomini, il ruolo di Kuker ha subito una significativa evoluzione. In alcune comunità, le donne hanno iniziato a partecipare attivamente come danzatrici mascherate, riflettendo la trasformazione della società bulgara contemporanea. Questa tradizione ha anche generato un interessante indotto economico: gli artigiani specializzati trovano mercato tra collezionisti e musei, mentre i festival come quello di Pernik attirano turisti culturali da tutto il mondo.
La dimensione spirituale e culturale
Nonostante gli aspetti spettacolari, il rituale mantiene una profonda dimensione spirituale. I partecipanti seguono rituali di purificazione, digiunano prima delle performance e spesso entrano in uno stato di trance rituale durante le danze. L’estetica dei Kukeri ha influenzato l’arte contemporanea, ispirando opere teatrali e produzioni cinematografiche, dimostrando la capacità di questo antico rituale di dialogare con la sensibilità moderna.
Il Festival Surva: la più grande celebrazione dei Kukeri
Nel cuore dell’inverno bulgaro, la città di Pernik si trasforma in un palcoscenico vivente per il Festival Internazionale dei Giochi in Maschera “Surva”, il più grande evento dedicato ai Kukeri in tutta l’Europa sudorientale. Questo festival, che si tiene annualmente nell’ultimo fine settimana di gennaio, attira più di 6.000 partecipanti da Bulgaria, Romania, Serbia, Montenegro e Grecia. Le strade della città si riempiono di processioni spettacolari dove centinaia di Kukeri sfilano contemporaneamente, creando un’atmosfera surreale con il frastuono ritmico di migliaia di campanacci. Il festival è strutturato come una competizione dove gruppi provenienti da diverse regioni si sfidano per il titolo di migliore performance rituale. Una giuria di esperti valuta non solo la qualità delle maschere e dei costumi, ma anche l’autenticità della rappresentazione e la fedeltà alle tradizioni locali. Nato nel 1966 come evento regionale, Surva si è evoluto fino a diventare un appuntamento internazionale di prestigio, riconosciuto dall’UNESCO come esempio di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Durante i tre giorni di festival, Pernik ospita anche un mercato di artigianato tradizionale dove i visitatori possono ammirare la creazione di maschere e acquistare manufatti legati alla tradizione dei Kukeri. L’evento attira ogni anno decine di migliaia di visitatori e fotografi da tutto il mondo, contribuendo significativamente all’economia locale e al mantenimento vivo di questa antica tradizione. Il festival rappresenta un momento cruciale per la trasmissione del sapere alle nuove generazioni, che possono osservare e apprendere direttamente dai maestri le tecniche e i significati profondi di questo ancestrale rituale.
La sfida del futuro
La trasmissione del sapere rituale rappresenta una delle sfide più significative. Le comunità bulgare stanno sviluppando programmi educativi per insegnare ai giovani le tecniche tradizionali, le danze e i significati simbolici. Questa tradizione rappresenta molto più di un semplice spettacolo folkloristico: è la testimonianza vivente della resilienza culturale di un popolo che ha saputo preservare le proprie tradizioni attraverso secoli di cambiamenti. In un mondo sempre più globalizzato, i Kukeri ci ricordano l’importanza di mantenere vive quelle pratiche culturali che definiscono l’identità di un popolo e il suo legame con la terra che abita.

Curioso per natura, vivo la vita come se non ci fosse un domani.