In Cina, si sa, piace fare le cose in grande. E anche quando fanno un pupazzo di neve, lo devono fare in grande.
Dopo più di dieci giorni di intenso lavoro, il gigantesco pupazzo di neve alto 18 metri è finalmente “tornato” sulla riva del fiume Songhua ad Harbin, nella provincia di Heilongjiang, nel nord-est della Cina.
Questa città al confine nord della Cina con la Siberia è famosa nel mondo, quale meta turistica invernale per il suo colassale Festival internazionale delle sculture di ghiaccio e neve.
Ogni anno qui si realizzano infatti sculture di ghiaccio che tendono a riprodurre una intera città, creando un’atmosfera incantata grazie anche a favolosi giochi di luce. Durante il Festival sono inoltre previste gare di scultura di ghiaccio e neve che attirano centinaia di artisti da tutto il mondo. Ufficialmente il festival ha inizio il 5 gennaio e si conclude dopo un mese, ma in realtà la manifestazione dura fino a quando le condizioni meteo lo permettono: è infatti l’arrivo della primavera, e del conseguente innalzamento della temperatura, a decretare lo sciogliersi delle sculture di solito quindi il festival parte tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre quando le temperature scendono fino a meno quaranta gradi.
Con un sorriso definito “super curativo”, il pupazzo di neve è diventato subito virale in internet. Quest’anno, per costruire il bel gigante alto 18 metri, gli operai hanno utilizzato circa 2.000 metri cubi di neve.
Quest’anno? Già perchè ne costruiscono uno ogni anno dal 2018, l’ultimo per le Olimpiadi Invernali di Pechino dello scorso anno.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.