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Ciclo mestruale: Millennial e Gen Z tra consapevolezza e nuovi diritti

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Nel silenzio di una mattina di fine primavera, Milano si anima di una conversazione che, fino a pochi anni fa, sarebbe rimasta confinata tra le mura di casa o sussurrata tra amiche. Oggi, invece, il ciclo mestruale conquista il centro del dibattito culturale, e lo fa con la voce di due generazioni a confronto: Millennial e Gen Z. A guidare questa riflessione è la ricerca Dignity, commissionata da Initial, leader mondiale nei servizi per l’igiene e il benessere fuori casa, che ha voluto indagare come sia cambiato l’approccio al ciclo mestruale e quanto resti ancora da fare per abbattere pregiudizi e barriere invisibili.

Il primo ciclo: tra incertezze e nuove consapevolezze

Il primo incontro con il ciclo mestruale è un momento che segna profondamente la percezione di sé e del proprio corpo. Per le donne nate tra gli anni Ottanta e la fine dei Novanta, spesso è stato vissuto in un clima di incertezza: una su tre racconta di essersi trovata impreparata, senza informazioni preventive, affidandosi alle parole di madri, sorelle o amiche. Un passaggio delicato, spesso accompagnato da timori e imbarazzo, che si consumava in ambienti intimi e protetti.

La Generazione Z, invece, si affaccia a questa esperienza con una maggiore apertura: la scuola e i media diventano canali di informazione sempre più rilevanti. Il 78% delle giovani si è sentito preparato all’arrivo del primo ciclo e il 31% dichiara di sentirsi più libera di parlarne anche in adolescenza. Un cambiamento che riflette la crescente propensione della società a trattare il tema con naturalezza, ma che non cancella del tutto il senso di vulnerabilità che accompagna questo passaggio.

Adolescenza e gestione del ciclo fuori casa: il tabù resiste

L’adolescenza è il teatro delle prime volte, delle scoperte e delle insicurezze. E tra queste, la gestione del ciclo mestruale fuori casa resta una delle sfide più difficili. Nonostante la maggiore apertura culturale della Gen Z, le emozioni vissute di fronte alle prime mestruazioni lontano dalle mura domestiche non sono poi così diverse da quelle delle Millennial. Il 25% delle intervistate racconta di essersi sentita osservata, mentre un altro 40% ammette di aver provato disagio, soprattutto per il timore di non avere assorbenti a disposizione o di essere costrette a chiedere aiuto.

Il timore di dover andare in bagno sotto lo sguardo degli altri, la paura che l’assorbente non sia nascosto abbastanza bene, il rischio di dimenticare la protezione: sono tutte sfumature di un disagio che accomuna due generazioni e che rende il ciclo mestruale ancora oggi un argomento difficile da affrontare pubblicamente.

Consapevolezza e libertà: il ciclo nella quotidianità adulta

Superata la soglia dell’adolescenza, il ciclo mestruale entra a far parte della quotidianità con maggiore consapevolezza. Oltre il 70% delle intervistate dichiara di vivere questo momento con serenità e di sentirsi libera di parlare apertamente di mestruazioni, senza ricorrere a giri di parole o eufemismi. Tuttavia, il timore di non avere una protezione adeguata resta un ostacolo concreto: il 37% delle donne ha rinunciato almeno una volta a un appuntamento privato o professionale per paura di non potersi gestire al meglio, percentuale che sale al 45% tra le più giovani.

Anche le attività sportive o ricreative vengono spesso abbandonate per la mancanza di assorbenti o di spazi idonei al cambio, con una donna su due che ammette di aver dovuto rinunciare almeno una volta. Nella Gen Z, questa percentuale raggiunge il 61%.

Dignity: la rivoluzione dei piccoli gesti

In questo scenario, Dignity si presenta come una risposta concreta a un bisogno ancora troppo spesso sottovalutato. Il servizio, ideato da Initial, prevede l’installazione di distributori di assorbenti nei bagni di scuole, aziende e luoghi pubblici, offrendo libero accesso a protezioni igieniche di qualità. Non si tratta solo di una soluzione pratica, ma di un segnale preciso: il benessere delle donne conta, e il loro corpo non deve essere motivo di vergogna o di disagio.

Come sottolinea la psicologa Elena Carbone, “installare dispenser di assorbenti non è solo una scelta pratica, ma un segnale preciso: tu vali, il tuo benessere conta, e il tuo corpo non è un problema da nascondere”. Ogni bagno pubblico che offre un assorbente a portata di mano diventa così un piccolo atto di rivoluzione culturale, un passo verso ambienti più inclusivi e attenti alle esigenze di tutte.

Un futuro senza barriere

Immaginare un mondo in cui il ciclo mestruale non sia più un ostacolo, ma un aspetto naturale della vita quotidiana, significa investire nella salute mentale e nel benessere delle nuove generazioni. Secondo la ricerca Initial, il 37% delle Millennial ritiene che avere libero accesso agli assorbenti nei luoghi pubblici avrebbe migliorato la gestione del ciclo durante l’adolescenza. Eppure, ancora oggi, il 46% delle ragazze della Gen Z vive con imbarazzo il semplice gesto di chiedere un assorbente.

Dignity nasce proprio per rendere questo scenario sempre più vicino alla realtà, offrendo un servizio tangibile che accompagna le donne, ciclo dopo ciclo, nelle diverse fasi della loro quotidianità. Un piccolo gesto che può fare la differenza, trasformando un momento di vulnerabilità in un’occasione di libertà e sicurezza.menarc

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