Nel panorama dell’alta miscelazione internazionale, pochi cocktail riescono a combinare eleganza senza tempo e carattere deciso come il White Lady. Questo drink dai riflessi cristallini, riconosciuto ufficialmente dall’International Bartenders Association, rappresenta un equilibrio perfetto tra la forza aromatica del gin, la dolcezza agrumata del triple sec e l’acidità vivace del limone. Con la sua gradazione alcolica importante e il profilo gustativo raffinato, il White Lady si è guadagnato un posto d’onore tra i cocktail che hanno fatto la storia della mixology mondiale.
Un cocktail nato da una leggenda parigina
La genesi del White Lady affonda le radici nell’Europa del primo dopoguerra, quando i bar di Londra e Parigi erano i laboratori creativi della mixology moderna. La storia più attendibile racconta che sia stato inventato a Parigi nel 1919 da Harry MacElhone al Ciro’s Club di Londra, lo stesso creatore del Sidecar e dell’Alexander. La leggenda narra di una donna vestita di bianco che entrò nel locale e si sentì male: MacElhone le preparò istintivamente una miscela di tre ingredienti che la fece riprendere, battezzando il cocktail in suo onore.
Tuttavia, la versione originale del 1919 era significativamente diversa da quella che conosciamo oggi. MacElhone utilizzava inizialmente crème de menthe bianca (specificamente Giffard’s Menthe Pastille), triple sec e succo di limone in parti uguali. La trasformazione decisiva avvenne nel 1929, quando il gin sostituì la crème de menthe nell’Harry’s New York Bar di Parigi, definendo la ricetta che conosciamo oggi.
La paternità del cocktail rimane comunque un territorio di battaglia tra storici della mixology. Mentre la prima ricetta scritta compare nel celebre Savoy Cocktail Book di Harry Craddock del 1930, l’American Bar dell’Hotel Savoy rivendica che il drink sia stato creato proprio lì da Craddock. Questa diatriba storica non fa che accrescere il fascino misterioso che circonda questo cocktail iconico.
La ricetta classica secondo l’IBA
La ricetta ufficiale del White Lady, codificata dall’International Bartenders Association, è un modello di semplicità ed equilibrio. Nel primo ricettario IBA del 1961 il cocktail venne riportato con la codifica di: 2/4 dry Gin, 1/4 Cointreau, 1/4 succo di limone.
Ingredienti:
- 40 ml di gin London Dry
- 20 ml di triple sec (preferibilmente Cointreau)
- 20 ml di succo di limone fresco
Preparazione: Versare tutti gli ingredienti in uno shaker colmo di ghiaccio cristallino. Shakererare energicamente per 10-15 secondi fino a quando il shaker non diventa ghiacciato all’esterno. Filtrare con doppio colino in una coppetta da cocktail precedentemente raffreddata. La servita prevede una decorazione minimale: una scorza di limone espressa sopra il cocktail oppure, nella versione più classica, senza alcuna guarnizione per esaltare la purezza cromatica.
È importante sottolineare che la ricetta originale IBA non prevede l’uso dell’albume, diversamente da alcune varianti moderne. La texture setosa del cocktail deriva esclusivamente dall’emulsione naturale degli ingredienti durante la shakerata, mentre l’eventuale aggiunta di albume rappresenta una variazione contemporanea che dona maggiore corpo e schiuma persistente.
Abbinamenti gastronomici raffinati
Il White Lady, con il suo profilo organolettico complesso, si presta a abbinamenti gastronomici di grande raffinatezza. L’alto tenore alcolico e il carattere elegante ma deciso lo rendono adatto come aperitivo, ma le sue potenzialità si esprimono al meglio in contesti più articolati.
Antipasti e finger food rappresentano l’abbinamento più naturale: le ostriche crude esaltano la mineralità del gin, mentre i crudi di pesce con agrumi creano un’armonia perfetta con l’acidità del limone. I formaggi a pasta molle come il Camembert o il Brie si sposano magnificamente con la rotondità del triple sec, mentre le tartare di tonno o di ricciola valorizzano la complessità aromatica dell’intero cocktail.
Per gli abbinamenti più audaci, il White Lady si rivela sorprendentemente versatile con la pasticceria salata: vol-au-vent con ripieno di gamberi, canapés al salmone affumicato o blini con caviale creano contrasti di sapore che esaltano reciprocamente cocktail e cibo. Anche i primi piatti delicati a base di pesce, come linguine alle vongole o risotto ai frutti di mare, trovano nel White Lady un compagno ideale per un pranzo di classe.
La temperatura di servizio è fondamentale: il cocktail deve essere servito ghiacciato per esprimere al meglio la sua freschezza, mentre gli abbinamenti dovrebbero rispettare la stagionalità, privilegiando ingredienti freschi e preparazioni leggere che non sovrastino la delicatezza del drink.
Il White Lady rimane, a oltre un secolo dalla sua creazione, un simbolo di eleganza intramontabile nel mondo della mixology, capace di conquistare palati raffinati e neofiti con la sua semplicità apparente che nasconde una complessità gustativa davvero notevole.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.