Il Teatro Regio di Torino ha fatto da cornice all’evento gastronomico più atteso dell’anno, ma il vero protagonista della serata del 19 giugno ha parlato con accento sudamericano. Maido di Lima ha conquistato il titolo di migliore ristorante al mondo secondo la prestigiosa classifica The World’s 50 Best Restaurants 2025, portando per la prima volta un locale peruviano in cima alla graduatoria che da oltre vent’anni detta legge nell’alta ristorazione globale.
La vittoria del ristorante guidato da Mitsuharu ‘Micha’ Tsumura non è stata solo un trionfo individuale, ma il simbolo di un continente che sta riscrivendo le regole del gioco gastronomico. L’America Latina ha dimostrato una forza impressionante con ben tre ristoranti peruviani nella top 10: oltre a Maido al primo posto, troviamo Kjolle al nono posto e Mérito al ventiseiesimo. Un trittico che testimonia come Lima sia diventata una delle capitali mondiali dell’alta cucina, capace di attrarre chef visionari e gourmand da ogni angolo del pianeta.
Il segreto di questo successo risiede nella capacità unica di valorizzare ingredienti amazzonici poco conosciuti, trasformandoli in creazioni raffinate che mantengono un legame profondo con il territorio. La cucina nikkei di Tsumura, che fonde tradizione giapponese e prodotti peruviani, rappresenta perfettamente questo approccio innovativo che non dimentica le radici.
Di seguito la lista completa.
- Maido (Lima, Peru)
- Asador Etxebarri (Atxondo, Spain)
- Quintonil (Mexico City, Mexico)
- Diverxo (Madrid, Spain)
- Alchemist (Copenhagen, Denmark)
- Gaggan (Bangkok, Thailand)
- Sézanne (Tokyo, Japan)
- Table by Bruno Verjus (Paris, France)
- Kjolle (Lima, Peru)
- Don Julio (Buenos Aires, Argentina)
- Wing (Hong Kong)
- Atomix (New York City)
- Potong (Bangkok)
- Plénitude (Paris, France)
- Ikoyi (London, England)
- Lido 84 (Gardone Riviera, Italy)
- Sorn (Bangkok, Thailand)
- Reale (Castel di Sangro, Italy)
- The Chairman (Hong Kong)
- Atelier Moessmer Norbert Niederkofler (Brunico, Italy)
- Narisawa (Tokyo, Japan)
- Suhring (Bangkok, Thailand)
- Boragó (Santiago, Chile)
- Elkano (Getaria, Spain)
- Odette (Singapore)
- Mérito (Lima, Peru)
- Trèsind Studio (Dubai, UAE)
- Lasai (Rio de Janeiro, Brazil)
- Mingles (Seoul, South Korea)
- Le Du (Bangkok, Thailand)
- Le Calandre (Rubano, Italy)
- Piazza Duomo (Alba, Italy)
- Steirereck (Vienna, Austria)
- Enigma (Barcelona, Spain)
- Nusara (Bangkok, Thailand)
- Florilège (Tokyo, Japan)
- Orfali Bros (Dubai, UAE)
- Frantzén (Stockholm, Sweden)
- Mayta (Lima, Peru)
- Septime (Paris, France)
- Kadeau (Copenhagen, Denmark)
- Belcanto (Lisbon, Portugal)
- Uliassi (Senigallia, Italy)
- La Cime (Osaka, Japan)
- Arpege (Paris, France)
- Rosetta (Mexico City, Mexico)
- Vyn (Skillinge, Sweden)
- Celele (Cartagena, Colombia)
- Kol (London, England)
- Restaurant Jan (Munich, Germany)
L’Asia diventa mainstream: Bangkok, Tokyo e Hong Kong alla conquista delle papille globali
Se l’America Latina ha sorpreso per la sua crescita impetuosa, l’Asia ha confermato definitivamente il suo status di potenza gastronomica mondiale. Ben sei ristoranti thailandesi hanno conquistato un posto nella prestigiosa classifica, confermando Bangkok come uno dei centri nevralgici dell’alta ristorazione internazionale.
Gaggan, guidato dall’esuberante chef indiano Gaggan Anand, si è aggiudicato il titolo di migliore ristorante asiatico posizionandosi al sesto posto. La sua cucina progressiva indiana, che rompe ogni convenzione del fine dining tradizionale incoraggiando i commensali a mangiare con le mani, rappresenta perfettamente lo spirito innovativo che caratterizza la scena gastronomica asiatica contemporanea.
Bangkok si distingue anche con altri gioielli culinari: Potong al tredicesimo posto ha vinto il premio per la migliore nuova entrata, mentre Sorn al diciassettesimo continua a stupire con la sua interpretazione raffinata della cucina del sud della Thailandia. La capitale thailandese ha saputo creare un ecosistema gastronomico che attrae investimenti internazionali e talenti da tutto il mondo.
Tokyo mantiene salda la sua posizione con Sézanne al settimo posto, dove il chef britannico Daniel Calvert ha creato un ponte perfetto tra la tradizione francese e l’eccellenza giapponese. Hong Kong risponde con Wing all’undicesimo posto e The Chairman al diciannovesimo, dimostrando come la Grande Cina continui a essere un laboratorio di innovazione culinaria.
Europa: tradizione e innovazione in cerca di equilibrio
Il Vecchio Continente mostra segnali contrastanti in questa edizione 2025. Da un lato mantiene posizioni di prestigio con eccellenze consolidate, dall’altro sembra faticare a rinnovare il proprio linguaggio gastronomico di fronte all’avanzata di cucine più dinamiche e sperimentali.
La Spagna conferma la sua leadership europea con Asador Etxebarri al secondo posto, insignito del titolo di migliore ristorante europeo. Il locale di Bittor Arguinzoniz nei Paesi Baschi rappresenta l’essenza della semplicità elevata ad arte: ingredienti di prima qualità trasformati dal fuoco in creazioni indimenticabili. Madrid risponde con Diverxo al quarto posto, dove Dabiz Muñoz continua a spingere i confini della creatività culinaria con la sua cucina edonistica e imprevedibile.
La Francia mantiene il suo prestigio con Table by Bruno Verjus all’ottavo posto e Plénitude al quattordicesimo, dimostrando che l’eleganza transalpina sa ancora sedurre i palati più esigenti. Alchemist di Copenaghen al quinto posto conferma come i paesi nordici abbiano saputo reinventare il concetto stesso di esperienza gastronomica, trasformando il pasto in un viaggio multisensoriale di sette ore.
Tuttavia, molti osservatori notano come l’Europa fatica a produrre novità capaci di competere con la freschezza e l’energia che arrivano da altri continenti. La tradizione, che è stata a lungo il punto di forza della cucina europea, rischia di diventare un freno all’innovazione se non viene costantemente reinterpretata.
Italia provinciale: eccellenza lontana dalle metropoli
L’Italia presenta un paradosso affascinante nella classifica 2025: mantiene una presenza significativa con sei ristoranti tra i primi cinquanta, ma nessuno di questi si trova in una grande città. Un fenomeno che merita un’analisi approfondita e che racconta molto dello stato dell’alta ristorazione italiana contemporanea.
Lido 84 di Riccardo Camanini a Gardone Riviera conquista il sedicesimo posto, continuando a stupire con la sua interpretazione contemporanea della tradizione italiana. Reale di Niko Romito a Castel di Sangro si posiziona al diciottesimo posto, confermando come la ricerca scientifica applicata alla cucina possa produrre risultati straordinari anche in contesti apparentemente periferici.
Piazza Duomo di Enrico Crippa ad Alba occupa il trentaduesimo posto, mentre Le Calandre dei fratelli Alajmo a Rubano rientra in classifica al trentunesimo. Uliassi di Mauro e Catia Uliassi a Senigallia si conferma al quarantatreesimo posto, e infine Atelier Moessmer Norbert Niederkofler debutta al ventesimo posto da Brunico.
Questa geografia dell’eccellenza italiana racconta di un paese che continua a produrre talenti straordinari, ma che non riesce a trasformare le sue metropoli in hub gastronomici di rilevanza internazionale. Milano e Roma, le due città che dovrebbero trainare l’offerta culinaria nazionale, sono praticamente assenti dalla classifica mondiale, a differenza di quanto accade per Londra, Parigi, Tokyo o New York.
L’investimento come chiave del successo gastronomico
La nuova mappa dell’alta ristorazione globale non è frutto del caso, ma riflette precise strategie di investimento e sviluppo economico. I paesi che stanno emergendo come nuove potenze gastronomiche hanno compreso che la cucina d’eccellenza è un formidabile strumento di soft power e di attrazione turistica.
Il Perù ha investito massicciamente nella promozione della sua identità culinaria, creando scuole di cucina, supportando giovani chef e promuovendo i propri prodotti sui mercati internazionali. Il risultato è una scena gastronomica vibrante che attrae visitatori da tutto il mondo e genera un indotto economico significativo.
La Thailandia ha seguito una strategia simile, trasformando Bangkok in una destinazione gastronomica obbligata per i food lover internazionali. Gli investimenti in formazione culinaria, infrastrutture ricettive e promozione internazionale hanno creato un circolo virtuoso che continua a produrre risultati eccellenti.
Anche i paesi del Golfo stanno seguendo questa strada: Dubai con Trèsind Studio al ventisettesimo posto dimostra come gli investimenti mirati possano rapidamente elevare il profilo gastronomico di una destinazione.
Il futuro della gastronomia globale: contaminazione e sostenibilità
La classifica 2025 racconta anche di come il mondo della gastronomia stia evolvendo verso una maggiore consapevolezza ambientale e sociale. Celele di Cartagena ha vinto il premio per la sostenibilità, dimostrando come la ricerca dell’eccellenza culinaria possa andare di pari passo con il rispetto per l’ambiente e le comunità locali.
La contaminazione tra culture diverse emerge come uno dei tratti distintivi della nuova gastronomia globale. Ikoyi a Londra, che ha vinto il premio per la maggiore crescita passando dal quarantaduesimo al quindicesimo posto, rappresenta perfettamente questo fenomeno con la sua cucina che fonde tecniche britanniche, spezie africane e ingredienti asiatici.
Questa tendenza alla fusione non è superficiale appropriazione culturale, ma nasce da un autentico desiderio di esplorare nuovi sapori e tecniche, creando linguaggi culinari inediti che riflettono la complessità del mondo contemporaneo.
Torino palcoscenico del cambiamento
La scelta di Torino come sede della cerimonia 2025 non è stata casuale. La città piemontese, con la sua tradizione gastronomica radicata e la sua apertura all’innovazione, ha rappresentato il palcoscenico ideale per celebrare questa nuova geografia del gusto. Il Teatro Regio ha accolto chef, critici e appassionati da tutto il mondo, confermando come l’Italia, nonostante le contraddizioni evidenziate dalla classifica, continui a essere percepita come un punto di riferimento per la cultura gastronomica mondiale.
L’evento torinese ha anche messo in luce come il mondo della gastronomia sia diventato sempre più spettacolarizzato, con cerimonie che ricordano quelle cinematografiche e chef che assumono lo status di vere e proprie celebrità internazionali.
La classifica The World’s 50 Best Restaurants 2025 non è solo una graduatoria di ristoranti eccellenti, ma una fotografia del mondo che cambia. Racconta di continenti che emergono, di tradizioni che si rinnovano, di investimenti che trasformano destinazioni e di chef che diventano ambasciatori delle loro culture. In un’epoca di grandi trasformazioni globali, la cucina si conferma come uno dei linguaggi universali più potenti per raccontare chi siamo e dove stiamo andando.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.