Il gnocco fritto (no, non è un errore di battitura) è una delle specialità più amate e diffuse della cucina emiliana, un impasto semplice e genuino di farina, acqua, lievito e strutto, che viene fritto e servito caldo con salumi, formaggi e salse. Un antipasto goloso e conviviale, che racconta la storia e la tradizione di una terra ricca di sapori e di cultura.

Origini storiche del Gnocco Fritto

Le origini del gnocco fritto si perdono nella notte dei tempi, ma si ritiene che sia stato introdotto dagli antichi Longobardi, che lo chiamavano “knohha”, ovvero “nocca” o “pugno”, per la forma irregolare che assumeva una volta fritto. In epoca medievale, il gnocco fritto era un cibo povero e sostanzioso, che veniva consumato dai contadini e dai soldati, spesso accompagnato da vino o aceto. Con il passare dei secoli, il gnocco fritto ha conquistato le tavole dei nobili e dei borghesi, che lo hanno arricchito con ingredienti più raffinati e prelibati, come il prosciutto crudo, il Parmigiano Reggiano, la mortadella e il salame.

Varianti regionali del Gnocco Fritto

A seconda della zona dell’Emilia-Romagna in cui viene preparato, il gnocco fritto assume nomi diversi e presenta alcune varianti nella ricetta. A Bologna si chiama “crescentina fritta”, a Parma “torta fritta”, a Modena e Reggio Emilia “il gnocco fritto”, a Piacenza “chisulèn”. Le differenze riguardano soprattutto il tipo di farina usata (0, 00 o manitoba), la presenza o meno del latte nell’impasto, il grasso usato per friggere (strutto, burro o olio) e la forma dei pezzi (rombi, quadrati o cerchi). In ogni caso, il gnocco fritto deve essere morbido, soffice, gonfio e asciutto, con una superficie dorata e croccante.

Abbinamenti del Gnocco Fritto

Il gnocco fritto si presta a numerosi abbinamenti, sia dolci che salati, a seconda dei gusti e delle occasioni. Oltre ai classici salumi e formaggi tipici di Emilia-Romagna e zone limitrofe, come il prosciutto di Parma, il culatello di Zibello, la mortadella di Bologna, il Parmigiano Reggiano, la mostarda di Cremona, il gorgonzola e lo squacquerone, ci sono anche altre possibilità più originali e inaspettate. Ad esempio, si può accompagnare con le verdure, sia crude che cotte, come le carote, i cetrioli, i peperoni, le zucchine, i pomodori, le melanzane e i funghi. Si possono anche usare i sottaceti, come i cipollini, i cetriolini, i peperoncini e le olive, per dare un tocco di acidità e croccantezza. Per chi ama i sapori etnici, si sposa bene anche con le salse a base di legumi o di yogurt, come l’hummus, la salsa tzatziki, il baba ganoush e il guacamole. Queste salse sono ideali per renderlo più cremoso e speziato, e per creare un contrasto di temperature e consistenze. Infine, può diventare anche un dessert, se abbinato con le marmellate, il miele, la nutella, il cioccolato fuso, la crema pasticcera, la panna montata o la frutta fresca. In questo modo, il gnocco fritto si trasforma in una golosa frittella, da gustare calda e dolce.

Il gnocco fritto è un piatto che si accompagna bene con diversi tipi di vino, sia rossi che bianchi, purché siano frizzanti e leggeri, per contrastare il grasso e la pesantezza della frittura. Tra i vini rossi, il più indicato è il Lambrusco, il vino emblema dell’Emilia-Romagna, che con la sua effervescenza, la sua acidità e il suo aroma fruttato, esalta il sapore del gnocco fritto e dei salumi. Si può scegliere tra le varie tipologie di Lambrusco, come il Salamino di Santa Croce, il Grasparossa di Castelvetro, il Sorbara, il Reggiano o il Modenese, a seconda delle preferenze personali. Tra i vini bianchi, una buona opzione è il Pignoletto, un altro vino frizzante tipico dell’Emilia-Romagna, che con il suo profumo floreale e il suo gusto fresco e sapido, si abbina bene al gnocco fritto con i formaggi o le verdure. Altre alternative possibili sono il Malvasia di Candia Aromatica, il Trebbiano di Romagna o il Gutturnio frizzante, tutti vini che hanno una buona acidità e una moderata gradazione alcolica, ideali per bilanciare la ricchezza del gnocco fritto.

La Confraternita del Gnocco d’Oro

La Confraternita del Gnocco d’Oro è un’associazione culturale e gastronomica nata nel 2011 a Modena, con lo scopo di promuovere e valorizzare il gnocco fritto. La Confraternita organizza eventi, degustazioni, concorsi e iniziative per diffondere la conoscenza e il gusto di questo piatto semplice ma delizioso, che fa parte della tradizione e dell’identità di Modena e della sua provincia. La Confraternita assegna ogni anno il titolo di “ambasciatore” a giornalisti e chef che si sono distinti per aver raccontato e proposto il gnocco fritto nel mondo, contribuendo a farlo conoscere e apprezzare anche al di fuori dei confini regionali.

La Confraternita ha anche pubblicato un libro, intitolato “Confraternita del gnocco d’oro”, che racconta la storia, le ricette, i luoghi e i personaggi legati a questo prodotto⁴. La Confraternita del Gnocco d’Oro è un esempio di come la passione per la gastronomia possa diventare anche un veicolo di cultura e di valorizzazione del territorio.

Fiere e sagre a celebrare la tradizione culinaria del Gnocco Fritto

Il gnocco fritto è protagonista di molte fiere e sagre che si svolgono in Emilia-Romagna, dove viene proposto in tutte le sue varianti e con i suoi abbinamenti più gustosi. Tra le più famose e frequentate ci sono la “Sagra dello gnocco fritto” di San Prospero (MO), la “Festa della torta fritta” di Fidenza (PR), la “Sagra della crescentina” di Castel Maggiore (BO), la “Festa del chisulèn” di Piacenza, la “Festa dello gnocco d’oro” di Modena. Queste manifestazioni sono l’occasione per assaggiare il gnocco fritto in un’atmosfera festosa e conviviale, e per scoprire le altre specialità della cucina emiliana, come le tigelle, gli erbazzone, i tortellini, i cappelletti, i bolliti e i dolci.

Durante la sagra di Castello di Serravalle (Bologna) del 2016 è stato realizzato il gnocco fritto più lungo del mondo, che ha raggiunto i 42 metri di lunghezza , battendo il precedente record di 41 metri del 2006.

Il gnocco fritto è una ricetta semplice ma irresistibile, che racchiude in sé il gusto e la storia di una regione che ha fatto dell’arte culinaria una delle sue eccellenze. Un piatto che non conosce stagioni né confini, e che si presta a essere gustato in ogni momento della giornata, dalla colazione alla cena, dal brunch all’aperitivo. Uno di quei piatti che, come diceva il poeta Giuseppe Gioachino Belli, “fa contento chi lo magna e chi lo dà”.