Pasta al forno, risotto e tortellini in brodo. Ma anche cappone, pesce e crostacei.
In una società in continua trasformazione c’è qualcosa che ci tiene ancorati alla tradizione: sono gli ingredienti principali del menu di Natale che continuano a farla da padrone sulle tavole degli italiani. Sia di quelli, e sono la maggioranza, che passeranno il 25 dicembre nella propria abitazione o a casa di un familiare, e sia di chi deciderà di pranzare fuori dalle mura domestiche.
Secondo un’indagine condotta da Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, sono 4,9 milioni gli italiani pronti a trascorrere il Natale davanti a una tavola imbandita e farsi coccolare in uno degli 85mila ristoranti aperti per l’occasione.
Rispetto allo scorso anno si tratta di oltre 200mila persone in più pronte a trascorrere il pranzo del 25 dicembre fuori casa e sostenere una spesa media di 56 euro a persona, per un volume d’affari complessivo di 270 milioni di euro, 30 milioni in più rispetto al 2018.
DAI PIATTI TRADIZIONALI, ALLA CUCINA VEGANA
Il 97,6% dei ristoranti offrirà un menu vegetariano o vegano, mentre il 50% garantirà piatti adatti a chi soffre di intolleranza al glutine. Nel 42,9% dei ristoranti le famiglie potranno contare su uno specifico menu per bambini ad un prezzo pari a circa la metà di quello per gli adulti.
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LO SPRECO ALIMENTARE
Il mondo della ristorazione non è tra i maggiori responsabili dello spreco alimentare, nemmeno a Natale. Secondo il 63,5% dei ristoratori, complici anche i menu fissi e il fatto che il tempo in cui si sta a tavola è dilatato rispetto al solito, gli sprechi durate il pranzo del 25 dicembre sono contenuti. Tuttavia il 91,8% dei locali è attrezzato per consentire l’asporto del cibo e delle bevande ordinate e non consumate.
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