Gobee Bike, il bike sharing targato Cina saluta l’Europa, proprio in questi giorni i 45 mila utenti italiani, sparsi tra le città di Roma, Torino e Firenze sono stati informati del ritiro delle bici verdi.
Sembra infatti che nei mesi tra Dicembre e Gennaio siano stati oggetto di furti e vandalismi, tanto da spingere la società al ritiro.
In risposta alla crisi economica, la Sharing economy nasce come nuovo modello economico promuovendo forme di consumo basate sul riuso invece che sull’acquisto, sull’accesso più che sulla proprietà.
Un modello di economia della condivisione a sostegno della mobilità sostenibile.
In Italia sono presenti 206 piattaforme di sharing economy, la crescita riguarda diversi fattori ma i più importanti arrivano dal settore dei trasporti col 18% .
Parliamo di sistemi come Mobike, Ofo, Obike e Gobee Bike, modelli di sharing semplici, ecologici ed economici che hanno invaso l’Europa.
Gobee Bike è a flusso libero ovvero privo degli stalli in cui apportare le bici, una volta scaricata l’app ed effettuata la registrazione bastava cercare sulla mappa.
Una volta in sella occorreva scansionare il QR per sbloccarla.
Al termine del noleggio, il ciclista doveva rimettere il lucchetto situato sul retro della bici.
Un sistema molto semplice ma che in Europa non ha funzionato ma di certo non solo per l’ostacolo del vandalismo.
Pur ammettendo che il bike sharing sia stato oggetto di furbi e danni, sembra strano che tali motivazioni siano state cosi gravi da spingere la società al ritiro.
Secondo quanto ha riportato da BikeItalia, fonti interne al comune di Torino hanno rivelato che i pannelli fotovoltaici montate sulle bici, avessero dei problemi legati al fatto che erano stati pensati per funzionare con il livello di irradiazione presente ad Hong Kong, evidentemente diverso da quello di Torino, ragion per cui le batterie non si ricaricavano.
Anche l’app riportava diversi problemi a cui l’assistenza tecnica offriva soluzioni suggerendo di cambiare telefono.
Bisogna inoltre considerare un ulteriore fattore, del tutto fisiologico legato alle start-up,stando a quanto dice Statistic Brain il 25 % delle start-up falliscono il 1 anno, il 36% il secondo e il 44% al terzo.
Certamente quest’ultime motivazione giustificherebbe il ritiro di un prodotto nato per garantire un servizio che a causa di vari fattori non risultava efficiente.

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