«Già» dissi.
«E nonostante tutto è un bambino felice» sentenziò.
«Estremamente felice».
«Credo che Guille, il Guille che vediamo, sia solo un pezzo di un puzzle» disse.
«E credo che sotto questa felicità … ci sia un mistero. Un pozzo da dove forse ci sta chiedendo di essere tirato fuori».
Manca poco più di un giorno alla fine del trimestre ed è andato tutto così di fretta che mi sembra incredibile aver avuto il primo colloquio con Guille appena qualche settimana fa. Ma il tempo è così quando si ha a che fare con i sentimenti: capriccioso, imprevedibile, a volte anche un buon alleato, altre volte, invece, il peggior nemico.
Sebbene siano trascorsi quindici giorni dal mio incontro con Manuel Antùnez, ricordo i dettagli del nostro colloquio come se fosse avvenuto ieri: ricordo i suoi denti serrati come quelli di un animale quando si alzò dalla sedia e, appoggiandosi alla scrivania dell’ufficio, si chinò minaccioso verso di me dopo che ebbi pronunciato l’ultima domanda. Aveva la vena del collo gonfia e azzurra, ed era diventato così rosso che avevo addirittura temuto per la sua salute.
Rimase così qualche secondo, ma a me sembrarono anni; respirava con affanno dalla bocca socchiusa e lentamente sembrò tornare in sé. Si girò di spalle e, senza dire una parola, andò verso la porta. Quando l’aprì e stava per uscire, disse, sempre di spalle:
«Da questo momento niente più colloqui con Guille».
Soltanto questo. Poi uscì e, prima di chiudersi la porta alle spalle, lo sentii borbottare tra i denti: «Basta con tutte queste sciocchezze».
Qualche secondo dopo si sentirono i suoi passi pesanti che si allontanavano sulla ghiaia del sentiero.
…..
E li seduta, avvolta dall’odore di caffè dell’ufficio di Sonia, mi sono sentita pervadere da una profonda tristezza perché mi sono ricordata la prima volta che ho visto arrivare Guille nella casetta in giardino, con quegli occhi da bimbo adulto e quel sorriso così pulito e così genuino. L’ho visto di nuovo sulla porta, con la paura di entrare nell’ufficio ma con la sua mano nella mia, e mi si è formato un nodo in gola perché, per la prima volta in molti anni, ho sentito di essermi sbagliata e che non avevo più tempo per rimediare.
…..
La verità.
Fanno proprio bene a dire che, quando passiamo molto tempo a cercare la verità, il giorno in cui finalmente salta fuori tutto diventa più difficile.
Come si fa ad accettare la verità?
La cosa strana non è tanto averla avuta davanti agli occhi per tutto il tempo e non averla riconosciuta che all’ultimo momento. La cosa veramente strana è che, quando finalmente la si scopre, la verità non permette scelte a lungo termine. Ci obbliga ad agire, quasi sempre con urgenza.
L’aereo, era quella la verità di Guille.
… Il principio di tutto. Aveva disegnato proprio questo.
Ma il principio di cosa?
La storia ci viene narrata da tre voci: la maestra, il bambino e il padre.
La voce più semplice, profonda e disarmante è quella di Guillaume, comunemente detto Guille.
Attraverso l’innocenza dei suoi pochi anni, e con una semplicità disarmante ci fa riflettere su quanto un bambino sia in grado di elaborare le vicende che la vita ci pone davanti.
Come, nonostante, ci viene tolto uno degli affetti più cari e profondi, comunque bisogna viverla e allora non ci resta che prendere i ricordi migliori e renderli unici ogni giorno, farne tesoro.
Sarà proprio attraverso uno dei ricordi a lui più cari, che aiuterà il padre ad uscire dal baratro in cui è piombato.
Insegnerà agli adulti che, malgrado i suoi occhi siano malinconici, si può essere comunque felici.
Guille è felice perché ha la migliore amica che un bambino può desiderare, e poco importa se i suoi compagni di classe lo trovano così strambo che non vogliono essergli amici.
Ci insegnerà che gli adulti sono i primi a giudicare e ad etichettare senza rendersi conto del male che possono fare.
Guille è forte. Ha imparato ad esserlo attraverso gli insegnamenti della sua mamma. Si destreggia con la scarsa attenzione che il padre ha per lui, si autogestisce. Impara a cavarsela, anche nelle situazioni più disarmanti, da solo.
Perché, anche se è un bambino, e come tutti i bambini è piccolo e fragile, c’è una persona che è il suo papà che nonostante sia grande e forte in questo momento è molto più fragile di lui.
Ci sarà un momento in cui le lacrime scenderanno, la malinconia annebbierà i nostri cuori, ma poi Guille saprà farci ritornare il sorriso.
Palomas, con questo libro saprà, ancora una volta, toccare e far vibrare le corde dei nostri cuori.
Scrittura asciutta, semplice e allo stesso tempo profonda.
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