Scegliere cosa fare dopo l’esame di maturità è per molti studenti ancora un enigma, che spesso si trasforma in una decisione rimandata alla fine dell’estate. E per chi non vuole entrare direttamente nel mercato del lavoro al termine del percorso scolastico, le scelte sembrano essere quasi obbligate. La prospettiva universitaria risulta essere l’opzione maggioritaria, come rilevato dalla recente ricerca “Dopo il diploma”, condotta da ELIS – realtà no profit che forma persone al lavoro – assieme a Skuola.net, su un campione di 3.200 alunni delle scuole superiori. Infatti, il 64% dei maturandi sta pensando di immatricolarsi, con alte probabilità di abbandono precoce, visto che alla fine il tasso di giovani laureati in Italia non supera il 30%. Quindi, questa, sembra più una soluzione dettata dalla mancanza di conoscenza di alternative più che da una reale convinzione. Tanto è vero che, tornando ad osservare il campione totale, oltre 1 neodiplomato su 10 sta ragionando sul fatto di fermarsi per qualche mese o addirittura per un anno, per poi prendere una decisione più consapevole.

Tutto questo accade soprattutto perché, spesso, le attività di orientamento svolte durante il periodo scolastico non riescono a fugare i tanti dubbi che affollano la mente di un adolescente. Così, quasi sempre, si finisce per intraprendere il percorso più scontato, o suggerito dalla scuola senza il necessario approfondimento sul profilo dei ragazzi, che non è necessariamente quello in grado di dare le soddisfazioni maggiori.

I consigli di un (ex) studente dis-orientato: quel 77 alla maturità che secondo i prof sconsigliava ingegneria

E se a suggerire la “via” fosse direttamente chi ci è passato da poco? Un giovane che, alle soglie del diploma, rientrava proprio tra quei ragazzi indecisi sul da farsi? Uno di quelli su cui, peraltro, la scuola non avrebbe scommesso granché – oggi vengono spesso definiti underdog (sfavoriti) – e che invece ha trovato soddisfazione proprio andando controcorrente? È esattamente la storia di Giacomo, studente del corso universitario di Ingegneria Digitale svolto in sinergia dal Politecnico di Milano assieme ad ELIS. E lui, per esempio, era stato addirittura sconsigliato di sognare un percorso del genere visto che in matematica zoppicava. Una condizione comune a tanti studenti, che sovente porta a snobbare i percorsi formativi di area STEM, che invece sono i più richiesti dal mondo del lavoro. Per questo, un racconto come il suo, può essere illuminante per tanti colleghi più giovani che si trovano nelle medesime condizioni in cui si si trovava lui pochissimi anni fa.

“Sapere cosa fare dopo il diploma – assicura Giacomo – non è stato facile, mi sentivo perso tra le tante possibilità. E la scuola non ha saputo aiutarmi”. La sua storia scolastica, infatti, è stata abbastanza travagliata: “I voti bassi – dice – in diverse materie spesso mi hanno scoraggiato facendomi perdere la speranza per ciò che desideravo dal mio futuro. La svolta per me è stata proprio l’incontro, quasi casuale, con gli orientatori di ELIS, che mi hanno ridato fiducia per raggiungere gli obiettivi che da sempre mi ero prefissato ma che stavo perdendo durante gli anni delle superiori. Con loro ho riacquistato l’entusiasmo e, proprio per essere all’altezza del percorso che stavo per intraprendere, ho lavorato sodo durante l’estate successiva alla Maturità per recuperare le lacune accumulate, soprattutto in matematica, la disciplina chiave del percorso che avrei intrapreso”. Insomma, una insufficienza non è per sempre: avendo un obiettivo più alto della semplice promozione e lavorando in maniera mirata sui propri punti deboli anche gli underdog, quelli apparentemente “sfavoriti”, possono sfidare e vincere i cliché.

“Grazie ad ELIS e all’approccio molto pragmatico dei suoi corsi di laurea, con varie esperienze pratiche in azienda già durante gli studi – prosegue Giacomo -, oggi posso dire di aver finalmente trovato la mia strada, ho preso consapevolezza delle mie capacità e ho capito davvero in quale direzione andare. E, nonostante l’impegno che questo corso comporta, il metodo di studio a cui si è introdotti qui mi permette di ottenere risultati che mi rendono fiero e orgoglioso del mio percorso. Ora so benissimo cosa voglio dal mio futuro.” Ed è proprio partendo dalla sua esperienza, che Giacomo ha voluto stilare un personalissimo “bignami sull’orientamento efficace”, che però potrebbe rivelarsi molto utile a tanti studenti ancora indecisi:

1. La tua strada è solo tua. Il primo consiglio di Giacomo è quello di conoscersi realmente, interrogandosi sui propri desideri e interessi per capire qual è la strada più giusta da seguire, senza farsi influenzare dalle aspettative della famiglia o della società: “Io, ad esempio, ho sempre avuto una passione per la matematica e per le materie scientifiche ma il percorso scolastico aveva messo in discussione queste mie passioni. Solo recuperando individualmente le lacune accumulate, anche attraverso lezioni private, sono riuscito a sfruttare questo potenziale”.

2. Esplora “il mondo dei grandi”, senza timore. Incontrarsi e dialogare con persone già inserite nel mondo del lavoro, anche ad alti livelli, per ascoltare le loro testimonianze, può essere una fondamentale fonte di ispirazione: “Questo punto per me è stato essenziale, una leva importante per ritrovare l’ambizione persa”.

3. Esci dalla scuola prima di uscire dalla scuola. Davvero utile è sfruttare gli ultimi anni delle superiori per approfondire di persona l’offerta formativa, partecipando agli open day di università, ITS Academy e, più in generale, per valutare le altre opportunità formative esistenti dopo il diploma: “Spesso le attività proposte dalle scuole superiori sono molto basiche e standardizzate, non sufficienti per avere una visione completa di tutte le varie possibilità offerte”.

4. Chiedi a chi ne sa più di te. Non sai che strada prendere? Instaurare un dibattito costruttivo con professori e coetanei sul mondo del lavoro e, per chi vorrebbe andare all’università, anche sulle varie facoltà e atenei, può aiutarti a chiarire incertezze e dubbi: “Per quanto mi riguarda, è stato molto utile chiedere un parere anche a tutor e figure professionali impegnate nei settori che mi attraevano maggiormente”.

5. Non ti accontentare di un orientamento “passivo”. Risulta decisivo informarsi autonomamente sulle opportunità post-diploma esistenti senza limitarsi ai soli eventi vetrina degli open day, dove sicuramente le informazioni sono esaurienti ma anche parziali, perché in fondo sono attività promozionali: “Internet rimane senza dubbio la prima fonte di ricerca ma anche ascoltare l’esperienza di amici e familiari può aiutare ad avere maggiore chiarezza”.

6. Tu non sei un voto. Non farsi influenzare eccessivamente dai voti scolastici, ma lasciarsi guidare soprattutto dalle proprie passioni e interessi: “Nonostante la mia insufficienza in matematica, grazie all’impegno, stimolato proprio dalla passione per la disciplina, oggi riesco a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati”.

7. Non avere paura di sbagliare. Spesso accade, a un certo punto del proprio percorso post diploma, che la scelta fatta si riveli non più così in linea con le proprie idee e attitudini: “Non è un problema! Si può tranquillamente ripartire con un altro corso o scegliere altre alternative più vicine ai nuovi desideri”.

Il punto di vista del docente universitario: non esistono studenti più o meno bravi, ma modi diversi di imparare

“Questa storia – sottolinea il professor Claudio Citrini, ordinario di Analisi 2 al Politecnico di Milano e docente del Corso di laurea in Ingegneria Digitale – conferma il fatto che ogni studente debba trovare in sé stesso, nella soddisfazione che trova studiando e imparando, e non negli esiti scolastici le motivazioni del suo impegno. E questo si acquisisce ancor prima di andare a scuola, perché l’uomo nasce naturalmente curioso di imparare. Semmai è la scuola che gli tarpa le ali, proponendo modelli e giudizi troppo standardizzati, cosicché si rischia di non riconoscere quello che non rientra nei suoi schemi”.

“Il ruolo della scuola – prosegue Citrini – dovrebbe proprio essere quello di aiutare ognuno a scoprire e riconoscere le proprie potenzialità, insegnando loro come utilizzarle al meglio. In questo, l’ascolto è fondamentale. Non esistono oramai studenti più bravi e meno bravi, ma solo modi diversi di impegnarsi e di imparare. Ovviamente ognuno ha le proprie inclinazioni e le materie per cui è più portato, ma avere delle difficoltà in un’area in particolare non significa per forza non essere in grado di affrontare tale studio dando risultati almeno accettabili”.

“Visto che il primo passo per aiutare è sempre quello di ascoltare – conclude il professore – il modello didattico del corso di Ingegneria in cui insegno è basato proprio su un’intensa interazione tra studenti, tutor e docenti che aiuta lo studente a sentirsi seguito e a risolvere i problemi di apprendimento che di volta in volta può riscontrare. Il tutor, in particolare, ha il ruolo non solo di guidare nell’apprendimento delle varie discipline ma anche di motivare gli studenti allo studio e a far emergere il loro potenziale”.