È probabilmente la carne più buona che esista al mondo, ciò che è certo è che è tra le più costose, arrivando a costare anche 1.000 dollari al chilogrammo, ed ora è possibile gustarla anche in Italia.
Nei primi mesi di vita, dunque, i manzi vengono alimentati a erba, allo stato quasi brado, per poi passare al fieno di riso e altri mangimi rigorosamente vegetali autoctoni. L’alimentazione dei bovini è determinante per far sì che la carne assuma delle qualità molto particolari, non riscontrabili in nessun altro taglio o animale. La principale caratteristica del Wagyu, riscontrabile anche a occhio nudo sui tagli ancora crudi, è la percentuale e la distribuzione di grasso interno alle fibre che forma una ragnatela, come un marmo, sempre più importante a seconda della marezzatura (marbling) di riferimento. Maggiore è la presenza di grasso tra le fibre, più è buona e pregiata la carne, ed è anche più salutare per il nostro organismo. A differenza delle carni degli animali allevati in occidente, infatti, il grasso di questi manzi presenta aminoacidi utili e grassi insaturi, che, anziché provocare l’innalzamento del colesterolo, lo riducono! Un po’ come curare la propria salute, a suon di bistecche saporite.
A tutti gli effetti si tratta di carne “rurale” comprata dagli allevatori, impossibile da trovare nei canali della grande distribuzione.
Le carni vengono poi distribuite a macellerie e ristoranti di altissimo livello che sappiano valorizzarne le caratteristiche davvero uniche.
Per apprezzarne realmente la qualità, è consigliabile assaggiarla nei piatti proposti da ristoranti giapponesi fedeli alla tradizione, come Taki, nel quartiere Prati di Roma, a due passi da Piazza Cavour. Il locale, infatti, è gestito dalla signora Yukari, giapponese di nascita, che nonostante viva in Italia da anni, è da sempre rimasta fedele ai canoni della tradizione culinaria nipponica.

No#News Magazine è il periodico dell’ozio, non nell’accezione oblomoviana del temine, ma piuttosto in quella dell’Antica Roma dell’otium, ovvero del tempo (libero) da impiegare in attività di accrescimento personale. L’ozio, quale uso ponderato del tempo.
Una luogo di analisi e dibattito (senza essere troppo pomposi) sulle numerose sfaccettature e forme che la cultura può assumere e della pienezza di emozioni che questa può dare.
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