Per essere realizzato con animazioni 3D di una qualità singolare e sorprendentemente realistica questo film meriterebbe un Oscar a sé stante.

Per esser stato scritto con tanta sapienza e capacità di immaginazione, ne dovrebbe ricevere un altro.

Infine, per esser stato diretto con maestria e una forte vocazione didascalica, ecco che dovrebbe sopraggiungere un terzo premio.

Tuttavia, questo film non impressionerà grandi e piccoli solo per i premi che avrebbe potuto ricevere (e meritatamente).

recensione Il viaggio del principe, #Il viaggio del principe: un film erudito e didascalico

Ciò che, invece, lascerà appagato il pubblico è la splendida amicizia tra i due protagonisti, oltre alla loro capacità di scambiarsi i pensieri e forse anche tratti della personalità, abbattendo il confine dell’età anagrafica.

Parlo di Tom, un orfano scovato in un bosco da una botanica, e Laurent, un vecchio principe appartenente a un popolo chiamato Lankoos: insieme, sono i personaggi principali de Il viaggio del principe, un film scritto e diretto a quattro mani da Jean-François Laguionie e Xavier Picard.

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The Prince’s Voyage è stato prodotto nel 2019 dalla francese Blue Spirit Prod in collaborazione con il Lussemburgo. Della sua distribuzione in Italia si sono occupate la Pier Francesco Aiello Films ed Emme Cinematografia.

Tom vive in un istituto per orfani, ma spesso fa visita al Museo di Storia Naturale dove lavora clandestinamente la botanica che lo ha tratto in salvo quando era solo un bimbo in fasce. Al Museo lavora anche un ex membro dell’Accademia delle Scienze e una giovane infermiera, i quali si occupano di uno sconosciuto trovato sulle rive del mare da Tom.

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Lo sconosciuto è un anziano signore che desta subito l’attenzione sia della botanica sia del professore accademico in quanto suscita in loro il desiderio di dedicarsi allo studio delle sue abitudini e della sua lingua.

L’unico che però entrerà veramente in sintonia con Laurent – questo è il suo vero nome – è Tom, che avrà premura di fargli conoscere le caratteristiche della sua società “scimmiesca” la quale appare certamente più evoluta e avanzata di quella da cui Laurent dice di provenire.

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Questo viaggio alla scoperta di sé porterà Laurent a farsi molte domande su ciò che lo distingue da loro e su ciò che invece potrebbe unirli, nell’attesa di un suo possibile ritorno a Lankoos, il regno da cui proviene.

La società di Tom è scimmiesca perché tutti gli uomini e tutte le donne della sua epoca hanno le sembianze di scimmie antropomorfe, Laurent compreso (seppure con delle piccole differenze fisionomiche). Vivono in un mondo che richiama esplicitamente la Belle Epoque, quel periodo a cavallo tra Otto e Novecento in cui la società Occidentale viveva nella fede della Scienza (positivista) e delle avanguardie, ignara dell’imminente pericolo rappresentato dalla Prima guerra mondiale e dal progredire delle scienze militaristiche.

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Circhi, cinematografi, ma anche società “verticali” costruite sugli alberi dove vivono altri personaggi scimmieschi: sono questi i luoghi principali in cui Tom e Laurent avranno modo di approfondire il loro rapporto, basato sulla solidarietà e la fiducia, pur essendo Tom un bambino e Laurent un anziano signore, ma non solo: Tom e Laurent appartengono a due società e civiltà diverse, ma creano una simbiosi che nemmeno i più grandi riescono a provare gli uni nei confronti degli altri.

Non solo: la loro amicizia procede grazie a una passione comune, ovvero le altre specie del regno animale, che loro guardano con ammirazione, perché ciascuna è peculiare a modo suo.

Ecco dunque i meriti di un film apparentemente per bambini ma in realtà drammatico e istruttivo soprattutto per i grandi: accettazione del diverso, rispetto per le differenze, rispetto per la natura e amore per una cultura genuina anziché artificiosa e classista.