Mentre l’alcool per noi umani rappresenta spesso un momento di convivialità e cultura, il suo consumo nel regno animale potrebbe avere scopi ben diversi. Uno studio pubblicato sulla rivista Trends in Ecology & Evolution ha infatti svelato come l’ingestione di etanolo sia molto più diffusa tra gli animali di quanto si pensasse finora.
“Stiamo abbandonando la visione antropocentrica che vede l’alcol come un’abitudine esclusivamente umana,” afferma Kimberley Hockings, ecologa comportamentale e tra gli autori dello studio condotto dall’Università di Exeter. “L’alcol è infatti abbondante nel mondo naturale, e quasi tutti gli animali che si nutrono di frutti zuccherini entrano regolarmente in contatto con l’etanolo.”
Il fenomeno ha radici evolutive profonde, risalenti a circa 100 milioni di anni fa, quando le prime piante da fiore cominciarono a produrre frutti e nettare, consentendo ai lieviti di fermentare questi zuccheri in etanolo. Da allora, l’alcool è diventato un elemento ricorrente nell’alimentazione di molte specie animali, in particolare nei climi tropicali dove il processo di fermentazione è continuo.
Adattamenti e dipendenze alcoliche nel regno animale
Alcune specie, nel corso dell’evoluzione, si sono adattate a questo abbondante apporto di etanolo, sviluppando enzimi in grado di metabolizzarlo senza subire gli effetti dell’ebbrezza. È il caso del tupaya dalla coda a penna, un piccolo mammifero del Sud-est asiatico che si nutre di nettare fermentato dalla palma bertam “senza mai perdere la propria compostezza,” come spiega Marc-André Lachance, microbiologo dell’Università del Western Ontario. Anche i pipistrelli della frutta mostrano una resistenza all’alcool superiore alla maggior parte delle altre specie.
Tuttavia, non tutti gli animali hanno la stessa capacità di gestire l’ingestione di etanolo. Il cercopiteco verde delle isole caraibiche, ad esempio, manifesta comportamenti simili a quelli umani in un contesto sociale, con i giovani maschi noti per i loro “raid” ai bar delle spiagge di Saint Kitts, dove rubano cocktail e mostrano abitudini di consumo che vanno dall’astinenza totale, al bere moderato, fino al consumo smodato.
Persino gli alci sono protagonisti di storie di ubriachezza nella natura: in Svezia, la stagione autunnale è sinonimo di mele fermentate e alci in stato di ebbrezza, come quello che nel 2011 rimase intrappolato tra i rami di un albero dopo aver dato fondo a un barile di grappa. E gli elefanti? I miti degli elefanti ubriachi, entrati nell’immaginario collettivo anche grazie alla celebre scena del classico Disney Dumbo, trovano riscontro in racconti popolari africani che narrano di questi pachidermi che cercano intenzionalmente i frutti fermentati dell’albero di marula, talvolta diventando aggressivi dopo averne mangiato.
Alcol come risorsa e come difesa evolutiva
Ma il consumo di alcolici in natura non è solo legato a comportamenti “voluttuari” simili ai nostri. In alcuni casi, l’alcol rappresenta una preziosa fonte di calorie per gli animali, mentre in altri offre una difesa evolutiva contro i parassiti, come nel caso delle mosche della frutta che depongono le uova in ambienti ricchi di etanolo, tossico per i loro predatori.
Persino tra le mosche della frutta, però, gli scapoli sembrano mostrare una tendenza a “annegare i propri mali nell’alcol” più spiccata rispetto a chi ha trovato un partner, forse per via di differenze nei livelli di un neuropeptide simile alla dopamina presente nel loro cervello. Un comportamento che, come osserva Anna Bowland dell’Università di Exeter, “potrebbe avere a che fare con l’attivazione di sistemi neurologici legati al rilassamento e alla socialità” anche in altre specie.
Insomma, il consumo di alcolici in natura è una strategia adattativa complessa e diversificata, che va ben oltre la semplice ubriachezza. E se per noi l’alcol rappresenta un momento di convivialità e cultura, nel mondo animale potrebbe avere altre funzioni ancora da esplorare.
Come sottolinea Anna Bowland, ecologa comportamentale dell’Università di Exeter, “Testare se l’etanolo produce davvero un effetto di rilassamento e socialità negli animali sarà fondamentale per comprendere meglio il ruolo dell’alcol nel comportamento della fauna selvatica.” Insomma, il sorprendente mondo dell’alcol nel regno animale è solo all’inizio delle sue rivelazioni.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
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Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.