Nello spettacolo, interamente finanziato da sponsor privati, Sylos Labini, (regista, produttore insieme alla moglie Luna Berlusconi e attore protagonista) si è liberamente ispirato all’omonimo saggio di Massimo Fini.
Nerone. Duemila anni di calunnie, ritorna in scena, in occasione di EXPO 2015, al Teatro Manzoni di Milano dal 04 maggio 2015 al 16 maggio 2015 con l’aggiunta di sottotitoli in inglese.
Rappresentazione ben costruita e molto ben interpretata, basata sull’ambiguità della figura dell’imperatore più discusso di tutto l’impero romano: Nerone. Ma chi era veramente Nerone? Era davvero un pazzo megalomane, (precursore dell’attuale modo di fare politica) oppure solo la vittima di una gigantesca calunnia ben costruita ed arrivata fino ai giorni nostri?
Sullo sfondo di una Roma che è stata bruciata da un incendio, di cui Nerone verrà accusato ingiustamente di essere il mandante, lo spettacolo, cercherà di far capire da dove veniva il malore esistenziale che spingeva Nerone a primeggiare su tutti, a chi voleva piacere per primo quando cantava o recitava i versi in greco, se e quanto fosse fedele e devota la figura del suo maestro Seneca.
Durante l’interpretazione, si entra in una dimensione introspettiva del carattere dell’ imperatore vengono infatti analizzate le sue passioni, gli intrighi, l’amore per Poppea, il delirio del matricidio ed il tradimento dei politici che lo vogliono morto. Il dramma si svolge all’interno della Domus Aurea in due ambienti fondamentali quello pubblico, il salone, di giorno pieno di feste e ricevimenti, e quello privato, la camera, di notte dove emergono segreti inconfessabili. Nerone, pazzo o profeta?
Assolutamente da vedere!
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.