In via Pier Lombardo 14, proprio dietro a Porta Romana, si può trovare il Teatro Franco Parenti dove dopo un bel aperitivo si può scegliere di assistere a svariati spettacoli, tra tutti ho visto “Some girl(s)” di Neil LaBute dal 28 marzo al 2 aprile.


Una ragazza o qualche ragazza…

Il titolo dello spettacolo fa pregustare una storia intricata e piena di sorprese, dove gli attori creeranno un mondo ambiguo a febbricitante.

Il protagonista è Guy, uno scrittore che si sta per sposare, ma prima del grande passo vuole regolare i conti con il suo passato e “sistemare le cose”.

Incontrerà quindi gli amori più importanti e tormentati della sua vita.

La prima è la fidanzatina del liceo, che è diventata una casalinga, proprio come se la prefigurava Guy quando erano giovani.

Si può assaggiare con lo sguardo la disperazione e l’amarezza di questa donna, che non si è mai rassegnata per essere stata lasciata all’improvviso e rimpiange sempre il suo passato, vivendo in un presente che non sente suo.

Poi incontrerà la Vamp, un’artista appassionata quanto fragile, che all’inizio si presenta fiera e forte ma andando avanti con la conversazione rivela tutte le sue incertezze e paure.

In seguito incontra l’amante sposata, una donna poco equilibrata che riuscirà a vendicarsi per i torti subiti in passato.

Infine arriva il suo grande amore, una donna forte e sarcastica che sa tenere testa al protagonista e svela le sue vere intenzioni.

La storia dello spettacolo è piena di pathos e sorprese , che tiene lo spettatore seduto sulla sedia con il fiato sospeso, ma non si può dire altrettanto per tutti gli attori, soprattutto per il protagonista che in certe scene non riesce a trasmettere la drammaticità del momento e non sempre riesce a coinvolgere pienamente la platea.

Però la visione dell’autore spunta prepotente su tutto, in particolare il tema del cambiamento del protagonista che rimarrà sempre uguale a sé stesso, finché non gli converrà cambiare.

Guy è un uomo egocentrico che pensa solo a trovare materiale per i suoi libri, soprattutto di tipo sessuale, sfruttando le donne della sua vita.

Ma la vera tragedia sono le donne che si auto-convincono di essere amate, quando in realtà sono solo usate per i più svariati motivi.

Si vede il potere dell’autosuggestione, quando una bugia diventa una verità distorta, solo per il desiderio di essere amata e non restare sola.

È una cosa crudele da dire però è vera, quante persone vediamo intorno a noi che pur di non rimanere da sole fanno sciocchezze o addirittura arrivano a rovinarsi la vita, per una paura che non riescono ad affrontare o non ne hanno gli strumenti.

Tutti ne siamo soggetti ma ciò che determina chi siamo o chi saremo è la capacità di accettarle e di affrontarle, perché solo così ti accorgi di cosa sono realmente, ovvero piccole insicurezze e non montagne enormi che non siamo in grado di scalare.