Soltanto per una sera, il Teatro Manzoni di Milano ha prestato la scena al balletto, per una serata tributo a Rudolf Nureyev.
Ritenuto, non a caso, uno tra i più grandi danzatori del XX secolo insieme a Nižinskij e Baryšnikov, è un nome al quale gli appassionati di balletto di tutto il mondo rizzano le orecchie. Non a caso Rudolf è stato spesso nominato con l’appellativo di “Lord of the Dance”, da sempre considerato uno dei più dotati ballerini della scena del balletto mondiale. Leggendario è il suo duetto con la ballerina britanica Margot Fonteyn. Ha ballato in tutto il mondo, ha curato la direzione del Balletto dell’Opera di Parigi dall’83 all’89, alla continua ricerca di giovani talenti.
Come per la maggior parte dei personaggi che lasciano un’impronta, quella di Nureyev è stata una vita a dir poco movimentata, fin dalla nascita avvenuta in un vagone della Transiberiana il 17 marzo 1938. Una serie di casi fortuiti, permisero a questo ragazzo di intraprendere la carriera di ballerino nonostante l’età avanzata; casualità che ci ha permesso di godere del suo immenso talento manifestato sulle maggiori scene internazionali.
Nel 1961, Rudolf Nureyev decise di recidere definitivamente i suoi legami con l’Unione Sovietica. Mossa che lo privò non solo della patria, ma anche delle famiglia, rimasta per decenni dietro la “cortina di ferro”. Tuttavia, Nureyev, dal carattere difficile e con uno spirito libero, non si è mai pentito ciò che fece. Un giorno, parlando con sua madre, che lo pregava di tornare in patria, disse: “Mamma, perché non mi fai la domanda più importante. Sono felice? Qui sono felice!”.
La danza è tutta la mia vita. Esiste in me una predestinazione, uno spirito che non tutti hanno. Devo portare fino in fondo questo destino: intrapresa questa via non si può più tornare indietro. È la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità. Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei “quando finirò di vivere”.
Il 17 marzo del 1993 Rudolf si spegne all’età di soli 55 anni, ma una cosa è certa, la sua fiamma è ancora viva nei cuori di chi ha potuto ammirare la sua maestria e gli è grato per gli elevati livelli cui è riuscito a spingere il mondo della danza mondiale, quasi a toccare la perfezione.
Da questo amore e stima nasce questo spettacolo, nel quale quattro coppie di giovani promesse della danza hanno interpretato alcuni dei più piacevoli passi a due di cui Nureyev è stato innumerevoli volte protagonista, come ad esempio quello di “Diana e Atteone”, “Don Chisciotte”, “Il Lago dei Cigni”, “Giselle”, “Schiaccianoci” nel tentativo, in una fusione di immagini, filmati e testimonianze, di far rivivere coreografie che hanno rivitalizzato questi classici del repertorio, con quel tocco di personale dato dal Signore della Danza.
Una cosa che mi ha fatto molto piacere è stato vedere, in un paese come l’Italia più legato all’opera che al balletto, vedere una sala piena di spettatori attenti ad ogni singolo movimento degli étoile e pronto ad un caloroso applauso di apprezzamento!
Ho scoperto che l’Italiano è amante del balletto. Ricordo quindi a tutti che il prossimo appuntamento con il balletto è il 21 marzo 2017, con il Gala internazionale di danza – “Per sempre stelle” in ricordo di Mario Porcile e del festival del balletto di Nervi.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.