La scena del Teatro Nuovo di Milano fino al 15 aprile si trasforma nella Foresta di Sherwood.
Il romanzo di Dumas, torna a rivivere in chiave di commedia musicale, tenendo fede alla trama originale. La nuova versione dello spettacolo di Beppe Dati vede come protagonisti Robin, il ladro gentiluomo che insieme alla sua banda di simpatici ribelli ruba ai ricchi per dare ai poveri, la lotta contro il principe usurpatore Giuseppe Senzaterra e l’amore per la giovane Lady Marion.
Parlando della figura di Robin Hood, il regista Mauro Simone dice:
Da un eroe ci si aspetta sempre un super potere, una qualità sovrannaturale, un qualcosa che improvvisamente possa accadere per salvare tutti e far tornare il sorriso.
Robin Hood è un supereroe alternativo, non ha super poteri, ma ha dei poteri che conquistano il mondo: coraggio, generosità e determinazione.
Sono questi tre valori che ci permettono di amare Robin e di sentirlo più umano è vicino a noi. Tre valori che aprono una visione ancora più ampia della vita.
Abbiamo spesso paura di perdere, e Robin nella sua storia ha perso tutto: le sue terre, la sua famiglia, suo padre, ma non si abbatte e con coraggio inizia a riprendere in mano la sua esistenza, e con grande determinazione affronta ogni giorno le difficoltà, senza chiudersi, ma condividendo con amore vive insieme alla gente con generosità.
Spettacolo adatto a grandi e bambini con recitati e liriche buffi e coinvolgenti, interpretati con un pizzico di sapiente umorismo. Di sicuro effetto inoltre le proiezioni tridimensionali che animano il fondale video della scena.
Il coreografo dello spettacolo non ha bisogno di presentazioni. A proposito dello spettacolo afferma:
L’epoca medioevale, l’era di re, regine, soldati dame e i loro costumi, l’Inghilterra, la storia e le musiche di Beppe Dati danno già un input preciso di movenze e stile di danza.
Essendo di origini inglesi, dentro di me vive e ribolle nel sangue tutta la storia della mia terra, e sin da piccola ho sempre vissuto con il racconto e la leggenda del mitico eroe Robin Hood.
Ogni numero musicale per me è stato grande fonte di ispirazione in totale fusione con la regia, perché per me il racconto è fondamentale e la danza deve raccontare.
Con la danza amo raccontare non solo la storia ma anche i luoghi, come ho fatto con “Ci vorrebbero eroi” in cui danza e recitazione si fondono amabilmente, passando dal castello, al salotto delle dame o alla foresta di Sherwood.
Bravi tutti gli artisti, dall’arcinoto Manuel Fratini, alla rivelazione Fatima Trotta, passando per gli interpreti che hanno impersonato Frà Tuck, Giovanni, lo Sceriffo di Nottingham e la damigella di Lady Marion.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.