Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino… la strada la trovi da te, porta all’Isola che non c’è.
Indicazioni chiare che ogni persona al mondo, grande o piccola che sia, conosce alla perfezione. Da piccoli abbiamo tutti, volando sulle ali della fantasia, tentato di raggiungere questo indirizzo e, i più fortunati, lo abbiamo trovato. Crescendo gli impegni hanno soffocato la nostra immaginazione ed abbiamo sempre più di rado visitato questi magici luoghi.
Se Maometto non va alla montagna… l’Isola più cercata, si è materializzata al Teatro Ciak di Milano, con le sue atmosfere fatate ed i suoi improbabili personaggi: da Peter, Campanellino ed i Bambini Sperduti, passando per Capitano Uncino, Spugna e la sua sgangherata ciurma, a Giglio Tigrato e la tribù di indiani.
Confesso che anni fa, quando vidi questo musical, rimasi alquanto deluso. La nuova regia di Maurizio Colombi (in scena nella veste di Capitan Uncino), mette in scena uno spettacolo totalmente rinnovato che al consueto vigore delle mitiche canzoni di Edoardo Bennato, affianca delle scenografie che ci portano in un mondo speciale e fatato, coinvolgenti coreografie e battute argute.
Il ruolo di Peter Pan viene splendidamente ricoperto dal giovane (ma già esperto) Giorgio Camandona che risulta pienamente all’altezza della parte caratterizzando alla perfezione lo scapigliato bambino che non vuole crescere mai.
Una menzione speciale per Max (Massimiliano Cavallari, ex membro del duo dei Fichi d’India), magnificamente calato nella parte di Spugna. Sorprendente, la simpatica e l’irriverente Campanellino che, rianimata dell’energia del pubblico, vola a a salutare la platea.
Insomma, uno spettacolo che rapisce, affascina i bambini e coinvolge gli adulti. Assolutamente da non perdere per gli amanti del genere!
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.