Fino al 3 febbraio, la sala grande del Teatro Franco Parenti di Milano, ospita il monologo scritto da Mattia Torre, impreziosito dalla verve interpretativa di Geppy Cucciari.
Sul palco del Parenti, Torre affronta con umorismo e profondità il tema del ciclo femminile, un tabù di cui gli uomini sanno pochissimo e di cui persino molte donne non sono così consapevoli.
Perfetta è un monologo teatrale che racconta 28 giorni di una donna attraverso le quattro fasi del ciclo femminile. Una vita regolare, scandita da abitudini che si ripetono ogni giorno, ma è una donna, e il suo corpo è una macchina faticosa e imperfetta.
Quattro martedì tutti identici tranne che per gli stati d’animo, le percezioni e le emozioni della protagonista che cambiano rispondendo a quei “cicli” che la nostra civiltà lineare non sembra contemplare. Una radiografia sociale, emotiva e fisica, di ventotto comici e disperati giorni della sua vita.
Un monologo nel quale trovano spazio comicità e satira di costume; il racconto specifico di una donna nella quale tutte possono riconoscere le proprie emozioni e fragilità; ma anche e soprattutto un tentativo di consapevolezza e di empowerment femminile.
Uno spettacolo in cui l’universo femminile si ritrova: ho sentito giovani ragazze rimanere stupite di come Mattia (un uomo) sia riuscito a dipingere con fedeltà lo sconvolgimento in atto nel corpo di una donna durante il ciclo. Un periodo che ha influenze psico-fisiche sulla donna, di cui gli uomini nemmeno si immaginano… almeno fino ad ora. Una rappresentazione che dovrebbe far riflettere l’universo maschile evitando in futuro battute stile “hai le tue cose?”.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.