In scena al al Teatro Sala Fontana, Maternità N°One. Ovvero il Big Bang di e con Annamaria Guerrini, parte del progetto #Pro-creazioni formato da due spettacoli che trattano un tema scottante e attuale: l’intimità della maternità e del parto, una commistione di momenti di infinità felicità, che tuttavia nascondono episodi di estrema faticosa e oscurità.
Vediamo la bravura dell’attrice Guerrini, che in un monologo di un’ora e mezza, racconta l’esperienza di diventare mamma in una prospettiva insolita: passa dalle visite con i dottori ai corsi preparto.
Nel racconto la madre non vive serenamente questo periodo, solitamente descritto come bello e intenso, ma il pubblico vede una donna piena di dubbi e incertezze durante la gravidanza per il futuro che l’attende.
La situazione peggiora quando la futura mamma sente i consigli della suocera e degli estranei, che la confondono e la fanno stare ancora più in apprensione, non riesce a condividere e godere dell’esperienza con le altre mamme del corso.
Dopo il parto lo spettacolo ci mostra i primi momenti della protagonista come mamma, che sono contaminati dal senso di colpa e paura di non essere all’altezza del compito di crescere un figlio, tutto questo è sommato alla depressione post partum, che colpisce quasi il 50% delle donne.
Verso la fine parla dell’immenso amore di una madre nei confronti del figlio, che però si può facilmente trasformare in dolore e angoscia per il suo futuro e per ciò che gli può accadere.
È un monologo pieno di pathos, che cattura il pubblico nonostante l’insolito tema trattato, soprattutto grazie alla bravura della protagonista, che fa divertire ma anche riflettere su ciò che vuol dire diventare genitori e di tutti i 9 mesi di attesa, che preparano solo in parte a quel big bang di emozioni che porta la nascita di una nuova vita.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.