L’oratorio di Georg Friedrich Händel ha trovato veste scenica in questo celebre spettacolo creato da Jürgen Flimm ed Erich Wonder per l’Opera di Zurigo, ed ora completamente ripensato per la Scala.
Il testo religioso è di grande valore poetico ed allegorico e tocca le corde profonde di un pubblico contemporaneo con una musica che raggiunge vertici assoluti di virtuosismo ed emozione.
Fasolis è stato infatti eccellentemente coadiuvato da quattro cantanti, tutti protagonisti, che impersonavano le quattro figure allegoriche del libretto. Alle tre donne, tutte bravissime, erano destinate le tre arie più famose: emozionante Sara Mingardo che è stata capace di rendere con efficace drammaticità “Crede l’uom ch’egli riposi”, Lucia Cirillo ha disegnato con commovente sensibilità la celebre “Lascia la spina”, Martina Janková ha colpito le corde del pubblico con la conclusiva rarefazione di “Tu del Ciel ministro eletto”. Leonardo Cortellazzi ha ottimamente figurato accanto a loro sostenendo in modo convincente la sua parte.
Splendido anche l’allestimento scenico pensato in un ristorante parigino anni Quaranta, luogo edonistico per eccellenza, in cui, dietro alle schermaglie vocali dei quattro protagonisti si muove in abiti eleganti e ricercati costumi una moltitudine di presenze diverse, servita da camerieri e baristi, con l’estemporanea intromissione di eccentriche figure.
Il pubblico ha gradito moltissimo e ha sottolineato con un lungo applauso l’esecuzione musicale in cui cantanti, orchestra e direttore si sono integrati perfettamente. L’utilizzo di strumenti antichi e una prassi musicale ineccepibile hanno dato quel tocco di magia in più.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.