Debutto nazionale al Teatro Pime di Milano per Kim – il musical, decimo spettacolo scritto e diretto da Thomas Centaro (nei panni di Jak Larsen) con le musiche composte da Elena Centaro (anch’essa nel cast in scena nei panni di Giada Mori).
Uno spettacolo dalle atmosfere naive dei cartoni animati giapponesi che allietato i pomeriggi dei ragazzi degli anni ’80, popolati da personaggi comuni capaci di cose incredibili. Ed è proprio al genere majokko, ed in particolare a serie come L’incantevole Creamy e Magica Emi, che attinge Cenataro per il musical Kim.
Kim è una ragazza come tante che per merito di un video postato su Instagram viene lanciata dalla Fantastic Music, l’etichetta discografica delle star. Grazie al grande lavoro del suo staff diventa una vera e propria stella della musica, ma quello che fa presa sul pubblico è la sua estrema naturalezza.
Kim è timida, a tratti buffa e impacciata, non compare sulle riviste di gossip e non si atteggia a diva. È una star perfetta e al contempo anomala, perché nasconde un grande segreto… Kim infatti non esiste! È l’alter ego di uno dei protagonisti che ha paura di guardarsi allo specchio perché non si accetta, ma non è l’unica a nascondere qualcosa, perché tutti i personaggi sembrano indossare una maschera.
Nessuno tra i protagonisti è a conoscenza della sua vera identità, a scoprirlo, e non subito, sarà soltanto il pubblico, che innescherà così una duplice intesa con la protagonista. Non rivelare dall’inizio chi è la vera Kim è una scelta narrativa che permette di vivere la vicenda senza condizionamenti e che sottolinea la psicologia della protagonista.
La trasformazione in Kim diventa un percorso di consapevolezza di sé, e rappresenta una fuga dalla solitudine e dalla mancanza di dialogo, tematiche calde e importanti che rendono questo musical un appuntamento particolarmente puntuale nel periodo in cui viviamo.
Una storia divertente, spensierata, emozionante al sapore di zucchero filato per una rilassata serata in famiglia.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.