L’Otello, storia di una grande tragedia della gelosia, che ci racconta la caduta di un grande uomo. Un grande e valoroso guerriero sopravvissuto a guerre, tempeste in mare, schiavitù e prigionia, nonché alle vessazioni di un razzista suocero.

Rileggere l’Otello – e Otello stesso – spogliandolo della “tradizione”, tornare al cuore del meccanismo drammatico e delle parole.

Elio De Capitani

Il grande uomo che cade nel tranello di Iago, che si trasforma da fedele alleato a manipolatore di parole, insinuatore del tarlo della gelosia anch’egli stesso vittima dell’incertezza di sapere se la moglie lo abbia o meno tradito con lo stesso Otello.

Un “potente” Iago, lettore delle menti altrui, avido impassibile, manipolatore che riesce ad instillare il dubbio in ognuno dei quali può servirsi. Non conosce rimorso ma solo odio.

Molto bella la scenografia e l’interpretazione degli attori. Vediamo i personaggi muoversi e mescolarsi alla stessa scenografia. Un cast teatrale che ha saputo tenere, quasi inchiodato, lo spettatore sulla poltrona.

Questa versione di Otello, si arricchisce con la versione della canzone del salice (immaginata e scritta con un quartetto contemporaneo e sulle note armoniche di una voce sola).

Ma quello che lascia molto perplessi è la modernizzazione della sceneggiatura.

Il vero protagonista, di questa rappresentazione è: Iago.

Otello viene quasi messo in secondo piano.

Allo spettatore, viene sin da subito svelato il tranello nel quale Iago vuol far cadere Otello, non gli viene offerta nessuna tensione. Ecco appunto! Non un Otello ma un Iago sul palco a raccontarci la tragedia di Otello.

È sulla figura di Iago, e sui suoi dialoghi che verte la rappresentazione teatrale in rassegna al teatro Elfo Puccini.