Nell’intima cornice della sala AcomeA del Teatro Parenti, Sonia Bergamasco porta in scena Il Trentesimo Anno, uno spettacolo liberamente tratto dall’omonimo racconto della scrittrice e poetessa austriaca Ingeborg Bachmann.
La Bergamasco, vestita completamente di bianco, accoglie il pubblico a scena aperta, immobile dietro un leggio. La luce soffusa della sala, dona alla silhouette dell’attrice milanese un’aria di mistero.
Per mezzo della lettura scenica dei brani scelti dall’interprete, si diventa spettatori di un profondo viaggio introspettivo, a volte doloroso, che porta il protagonista (e verosimilmente per suo tramite il pubblico stesso) a riflettere sugli anni e gli eventi che ne hanno dterminato la formazione, ne hanno modellato l’Io e lo hanno fatto giungere ai “trent’anni”, ovvero alla maturità. Un percorso che si snoda tra gli anni accademici e lo sviluppo intellettuale, le amicizie e gli amori, fino all’incidente, l’evento catartico che riscuote dal torpore della quotidianità.
Un monologo che alterna toni pacati, quasi tediosi, a ritmi incalzanti volti a trasmettere e sottolineare i diversi periodi, le emozioni e sensazioni suscitate nell’animo del protagonista.
“Alzati e cammina, non ha un solo osso rotto”
La brava attrice milanese ci propone uno spettacolo corto (dura infatti meno di un’ora), intenso e difficile. Assolutamente consigliato per gli amanti del genere filosofico ed introspettivo.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.