Spettacolo che ci catapulta con ironia nel difficile mondo degli uomini separati.

Un “loft” di dubbio gusto nello scantinato di uno stabile di Roma, confinante con un ammorbante ristorante etnico è la nuova sistemazione di Massimo (Augusto Fornari) che si trova a dover affrontare i tipici problemi della separazione: conflittualità con la moglie, allontanamento da casa e dalla figlia e un nuovo tenore di vita.

La rabbia e la disperazione per il nuovo contesto, lo portano a tentare goffamente di togliersi la vita. Fortunatamente ci sono Mauro, Paolo e Roberto, i suoi tre amici, tutti separati, a rincuorarlo.

Il pomeriggio scorre in una girandola di situazioni divertenti e paradossali, fra battute acide sulle ex, la costruzione di una libreria e telefonate amorose.

Il fronte comune contro le donne viene rotto dal casuale incontro-scontro con l’avvenente inquilina dell’attico, che segna il momento catartico della serata portando i quattro a riflettere sul fatto che in una crisi coniugale gli attori sono due, marito e moglie, entrambi con pari colpe. Inutile quindi accanirsi gli uni contro gli altri, meglio trovare una lingua comune per affrontare l’ardua situazione con maturità.

Come spesso accade, con sapienza, attraverso la risata è possibile trattare tematiche difficili come il dramma della separazione, portando lentamente lo spettatore a riflettere con serietà, raggiungendo il fine di comunicare la morale.

Uno spettacolo spensierato e che mette il buon umore fin dalle prime battute, con ruoli ben interpretati da tutti cinque gli attori. Menzione d’onore per Toni Fornari, che strappa grasse risate con la sua interpretazione del romanaccio bonaccione.