Sul palcoscenico del Teatro della Luna di Assago, ha debuttato il musical Evita nell’adattamento italiano di Massimo Romeo Piparo, che rimarrà in programma fino al 27 novembre.

Al fine di capire a fondo questo spettacolo, non posso esimermi da una breve introduzione storica del personaggio di Eva (affettuosamente chiamata Evita) Perón, che a oltre sessant’anni dalla morte è tutt’ora venerata e celebrata in patria. Eva è una ragazza di umili origini, nata in un villaggio a 280 chilometri da Buenos Aires, dove all’età di 25 anni conosce il suo prossimo marito e futuro presidente argentino, l’allora Colonnello Juan Perón. Fondamentale il ruolo della moglie prima e dopo le elezioni nello stabilire e mantenere un rapporto diretto con il popolo, che ha reso Juan leader degli descamisados o peronisti.

Lo spettacolo parte dalla fine. Evita, la first lady amata dal popolo è morta e la notizia e data da un giovane Che (Guevara), che avrà il ruolo di narratore per tutto lo spettacolo.

Si fa quindi un flashback all’epoca in cui Eva percepisce che il proprio talento artistico è sprecato nella provincia di Junìn e sogna le scene di Baires. Il suo genio persuasivo le fa infine guadagnare la ribalta della capitale argentina dove, ad una serata di beneficenza, conosce il Colonnello Juan Perón con il quale presto si sposa e inizia la difficile lotta con il governo corrotto e, attraverso una politica populista, sociale e nazionale, riescono ad essere eletti leader d’Argentina.

Inizia quindi il periodo d’oro della coppia, impegnata attivamente al benessere del proprio popolo e all’affermazione dell’Argentina nei rapporti e nell’immaginario degli altri paesi. Vediamo Evita compiere il suo famoso “Giro dell’Arcobaleno” in Europa ove viene per lo più accolta con calore e tutti gli onori, anche alla Santa Sede.

All’apice della popolarità e della stima del suo popolo tuttavia la protagonista si ammala di tumore e dopo poco tempo all’età di 33 anni esce di scena. Viene imbalsamata e per numerosi giorni file chilometriche le rendono omaggio e poi “se ne perdono le tracce per 17 anni”…

… quando si scoprì che nel clima di caos seguito alla destituzione per mezzo di un colpo di stato militare, il corpo di Evita fu tumulato in segreto al Cimitero Maggiore di Milano sotto il nome di Maria Maggi de Magistris prima di tornare in patria nel 1970.

Apprezzabile la regia di Piparo che riprende sostanzialmente quella brodwayana di Webber e Rice. Poco condivisibile invece la scelta di tradurre e adattare tutte le canzoni che, come per Don’t cry for me Argentina (che diventa Da ora in poi, Argentina) e Oh What a Circus (mutato in Ma che bel Circo), fanno perdere di intensità comunicativa le liriche. Buona la perfomance di Malika Ayane nel suo debutto teatrale nella parte della protagonista. Deboli i personaggi di Juan Perón e del Che, il vero coprotagonista della storia. Filippo Strocchi, seppur bravo, non è stato in grado di raggiungere la presenza scenica richiesta al suo personaggio, rimanendo un po’ troppo marginale e difficilmente confrontabile con il Che di Ricky Martin del 2012.

Tutto sommato un bello spettacolo, assolutamente da non perdere per gli amanti del genere musical.