Soltanto per un sera, Dario Fo torna su un palcoscenico milanese, portando due brani celebri del Suo teatro.
L’amato attore compare sul palco cantando, sicuro, ma un con un pizzico di emozionato sul volto. Palco allestito con due file di spettatori collocati ai lati, quasi due ali volte a cingere in un metaforico abbraccio Dario, seduto sorridente e spensierato al centro, che ricorda un po’ gli esordi.
L’attore rivà con la mente alla prima rappresentazione di Mistero Buffo all’Università Statale di Milano 47 anni fa. Un’esibizione che i benpensanti ed i puritani dell’epoca non gradirono, un punto di rottura nel teatro italiano, un ritorno ad un passato in cui i giullari che si esibiscono davanti alle corti, un teatro d’intrattenimento in lingua volgare, popolare.
Grazie di esserci stati, sono le parole che rivolge (alla compagna di una vita Franca Rame e) a tutto il pubblico, presente e passato, per poi iniziare con il brano de la Parpaja Topola, un monologo in grammelot, una lingua mista di dialetti padani che narra della prima notte di nozze di un giovane ed ingenuo pastore.
Concluso il brano, Dario si congeda per una pausa, non prima di gridare un liberatorio “ce l’ho fatta!”. L’attore infatti è reduce da un periodo di convalescenza nel quale era preoccupato di non riuscire a recuperare la forma fisica e la voce in tempo per lo spettacolo.
Dopo la pausa, decide di raccontare Il Primo Miracolo di Gesù Bambino da Mistero Buffo (invece di Storia di una Tigre, come da programma), storia sempre in grammelot nella quale un piccolo Gesù, fuggito in Egitto, emarginato dai coetanei in quanto immigrato (viene infatti schernito con il soprannome di “Il Palestina”), per guadagnarsi le simpatie e l’amicizia dei compagni di giochi, crea degli uccelli di creta che miracolosamente si animano e prendono il volo in cielo. Il piccolo si farà però prendere un po’ mano dai miracoli, arrivando a fulminare in polvere un bambino odioso, salvo poi riparare al guaio resuscitandolo.
Standing ovation del pubblico in una sala gremita, con rari posti vuoti, e centinai di persone in fila per un autografo al termine dello spettacolo, segno dell’amore che gli spettatori (di ogni età) hanno per il loro giullare.
Nota: il titolo è tratto da una battuta de Il Primo Miracolo di Gesù Bambino che recita: […] Vün, dò, tri, sénsa trüco ne preparasión, sénsa gnànca un’orasión… […]
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.