Calendar Girls, il testo teatrale scritto da Tim Firth e tratto dall’omonimo film con la regia di Nigel Cole, sbarca in Italia e a Milano calca le scene del Teatro Manzoni.
L’adattamento è affidato a Stefania Bertola, che riesce sapientemente a preservarne l’acutezza e ironia nella traduzione italiana che mantiene l’ambientazione tra le vallate della contea dello Yorkshire nel nord dell’Inghilterra.
La storia, ispirata ad un fatto realmente accaduto, è quella di un gruppo di donne fra i 50 e i 60 anni, membri del Women’s Institute, che si impegna in una raccolta fondi destinati a un ospedale nel quale è morto di leucemia il marito di una di loro (Annie). Chris (Angela Finocchiaro), stanca di vecchie e fallimentari iniziative di beneficenza, ha l’idea di fare un calendario diverso da tutti gli altri, in cui convince le amiche del gruppo a posare nude. Con l’aiuto di un fotografo amatoriale realizzano così un calendario che le vede ritratte in normali attività domestiche, come preparare dolci e composizioni floreali, ma con un particolare non convenzionale: posano senza vestiti. L’iniziativa riscuote un successo tale da portarle alla ribalta non solo in Inghilterra ma anche in America, dove vengono ospitate in un famoso talk show. L’improvvisa e inaspettata fama, tuttavia, metterà a dura prova il legame tra le protagoniste…
Ottima l’interpretazione di tutto il cast, che riesce a a mettere in scena con divertente ironia, la forza, l’intraprendenza e la solidarietà femminile, trattando con delicatezza un tema come quello della leucemia. Angela Finocchiaro si trova a suo agio con lo stile irriverente di Chris, Ariella Reggio (Jessie) una vera Lady dall’aplomb british, mentre Titino Carrara (John) riesce a trasmettere la malattia che corrode il fisico, ma non la forza dell’animo umano.
“Le donne dello Yorkshire sono come i fiori dello Yorkshire: l’ultima fase è sempre la più radiosa. Poi in un secondo appassiscono.”
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.