Possiamo dire di conoscerci appena. Siamo tutti degli estranei.

«D’altronde almeno una mezza dozzina di cristiani desidera la nostra morte ogni giorno o no? In coda sulla tangenziale … il lunedì mattina in ufficio … chi non vorrebbe torturare il cane del vicino, o schiacciare qualche ciclista di tanto in tanto? Se volete provare l’esatta inesistenza di Dio, salite in una metrò affollata di vostri simili in pieno agosto».

Un bancone a forma di ferro di cavallo, intorno al bancone si siedono loro: “gli Animali da Bar”.

Un vecchio malato misantropo e razzista che vive ritirato nel suo appartamento sopra il bar e che comunica attraverso un interfono.

Un imprenditore che gestisce un’azienda di pompe funebri per animali di piccola taglia, determinato, opportunista, proiettato a conquistarsi il futuro che ha sempre sognato.

Un buddista melaniano (si ciba solo di mele) mentre lotta per l’indipendenza del Tibet e condanna le violenze perpetrate ai danni dei monaci, a casa subisce l’ira e la violenza della moglie senza nemmeno provare a difendersi.

Un ragazzo bipolare, rimasto zoppo dopo essersi buttato dalla finestra della scuola, anni prima, perché i suoi compagni di classe lo prendevano in giro per le dimensioni del suo pene (troppo piccolo), che passa le sue giornate a svaligiare le case di persone abbienti il giorno del loro funerale.

Uno scrittore alcolizzato, spietato e diretto nei confronti degli altri, costretto dal proprio editore a scrivere un romanzo sulla prima guerra mondiale.

Al centro del bancone lei, Mirka, barista badante e donna da utero in affitto. Lei che dalla vita ha ricevuto solo il peggio, lei che accetta anche che il suo uomo la picchi perché lei è “tradizionalista”.

Personaggi grotteschi, demenziali, feroci, disillusi, perdenti ma soprattutto veri. Ognuno, però, aggrappato al proprio piccolo sogno da realizzare.

È facile, dopo aver bevuto un po’ d’alcol, che ognuno di loro confessi i propri pensieri, le paure, le angosce.

Un testo comico che di comico ha solo la realtà. Un testo che racconta il disagio di un’epoca.

Bravi gli attori, bello il testo, d’effetto la scenografia