Dopo il successo della scorsa stagione, fino al 12 novembre torna sulla scena del Teatro della Luna di Assago, la versione italiana del rock-musical Green Day’s American Idiot.
Uno spettacolo che ha vinto 2 Tony Award e un Grammy, ispirato da Tommy, celebre film del 1975 bastato sull’omonimo album degli The Who e considerato una delle prime opere rock nella storia della musica, con una colonna sonora costituita interamente dai più celebri brani dei Green Day. Per la delizia delle orecchie di tutti i fan della band statunitense, comprende infatti l’intero omonimo album vincitore del disco di platino nel 2004 più una canzone inedita.
Quella che viene rappresentata è una storia di crescita, un ritratto del disagio giovanile post-adolescenziale ambientato in un recente passato nella periferia suburbana di una grande città. JJohnny, il “Jesus of Suburbia”, specchio del leader dei Green Day, Tunny e Will. sono tre amici che, cresciuti in una società fortemente influenzata dai media, apatica e senza prospettive, vogliono dare un senso alla loro vita.
Mentre i tre ragazzi prendono decisioni coraggiose e si muovono in un mondo senza valori né certezze, sospinti dal ritmo eccitante delle canzoni dei Green Day, le loro strade si dividono: Tunny va in guerra, Will rimane a casa per affrontare responsabilità familiari, mentre Johnny alla ricerca dell’affermazione nella Città, incontra St.Jimmy, un alter-ego seducente e pericoloso che lo avvicina alla lussuria e all’immoralità.
Ottima regia di Marco Iacomelli, le scene di Gabriele Moreschi e le coreografie di Michael Cothren Peña. Ma da elogiare soprattutto la passione e la bravura dei giovani interpreti, allievi dell’accademia SDM, istituto professionale per la formazione in recitazione, canto e danza.
Non possiamo che confermare il nostro giudizio, e consigliare vivamente la visione di questo musical.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.