La stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano si apre con Madama Butterfly.
Un ritorno della tragedia musicata da Giacomo Puccini, assente dalla scena scaligera dal suo debutto proprio questo palco il 17 febbraio 1904, rappresentazione che (fino ad oggi) è ricordata come uno dei più clamorosi fischi nella storia del teatro lirico, per le dure critiche che suscitò all’epoca su trama e interpreti. Nel maggio delle stesso anno, una versione rivista e corretta trionfava sulla scena del Teatro Grande di Brescia in versione da tre atti.
Il direttore artistico del Piermarini ha deciso di mettere in scena proprio la versione originale, affidando la direzione musicale a Riccardo Chailly, un esperto quando si parla di Puccini, affermando che “Nessuno al mondo può dirigere quest’opera come lui”. Una scelta che si è rivelata corretta, Riccardo ha saputo interpretare correttamente la partitura di Puccini ed è stato capace di dirigere con maestria l’orchestra tra le insidie che questo spartito cela.
Quella che abbiamo visto è senza dubbio una bella Butterfly, interpretata con maestria dal giovane e talentuoso soprano Maria José Siri che ha saputo governare il difficile ruolo di Cio-Cio-San, personaggio intorno al cui nucleo gravitano tutti gli altri personaggi, e donarle il pathos, delicato e struggente, dell’amore autentico di una donna per il suo uomo.
Il regista Alvis Hermanis con il supporto della scenografa Leila Fteita hanno impostato tutto sul minimalismo della filosofia giapponese con il rimando alle atmosfere del teatro Kabuki. La scena è dominata da una scenografia fissa composta da pannelli che ricreano i tipici shoji giapponesi con pareti dalla trama sottile, che illuminati all’occorrenza da proiezioni permettevano di cambiare l’ambientazione della scena.
E’ stato un grande rischio, qualcosa a cui Alexander Pereira ci ha abituato con risultati altalenanti. Possiamo affermare senza ombra di dubbio, quest’anno la scommessa è stata vinta alla grande.
Al termine dello spettacolo, durante la lunghissima standing ovation, ci si poteva chiaramente immaginare Giacomo Puccini appoggiato dietro al pilone del proscenio che sorrideva, finalmente soddisfatto dopo 112 anni.
Uno spettacolo da non perdere, per il quale i biglietti rimasti andranno sicuramente esauriti in poco tempo, meglio non temporeggiare!
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.