Quante sono le band, nella storia della musica, che possono vantarsi di aver fatto da colonna sonora ad un’intera generazione?
Poche, pochissime, probabilmente stanno sulle dita di due mani. Senza dubbio i Beatles, i Rolling Stones, i Led Zeppelin, i Guns ’N’ Roses, per citarne alcuni. Gli ultimi, in ordine cronologico, non possono che essere gli Oasis. Formatisi agli albori dei mitici nineties, gli Oasis non possono che essere un punto fermo nella formazione, musicale e non, dei millennials di tutto il mondo.
La band nacque sul finire degli anni ’80 con il nome The Rain, in una formazione che comprendeva Paul Arthurs (detto Bonehead) alla chitarra, Paul McGuigan (detto Guigsy) al basso e Tony McCarroll alla batteria. Dopo una breve parentesi con Chris Hutton, cantante, i tre offrirono il ruolo di voce principale a Liam Gallagher. Tipici figli di membri della working-class britannica, quasi tutti vivevano a Burnage, quartiere di Manchester noto per essere uno dei più pericolosi e poveri dell’intero Regno Unito. Ad unirli, eccezione fatta per Bonehead, la passione viscerale per il Manchester City. La musica era per loro l’unica alternativa alla fabbrica, alla disoccupazione o alla criminalità. Liam avrebbe poi dichiarato che a quella vita si era oramai rassegnato da tempo, che alla musica non aveva mai dato molta importanza. Almeno fino al 1988, quando un concerto degli Stone Roses gli cambiò letteralmente la vita. Quella sera capì che un’alternativa esisteva, e che avrebbe dovuto farla sua.
Discorso diverso per Noel Gallagher, il fratello maggiore di Liam, a cui senz’altro si deve il successo degli Oasis. Noel era sempre stato un grande appassionato di musica, e di musica aveva sempre voluto vivere. Così, mentre Liam tentava di far decollare i The Rain, Noel si trovava negli Stati Uniti, dove faceva da roadie per un gruppo chiamato Inspiral Carpets. Quando Noel tornò in Inghilterra, Liam gli offrì l’opportunità di entrare nel suo gruppo. Il gruppo, che nel frattempo aveva cambiato il proprio nome in Oasis, non poteva contare su dei brani inediti di qualità e Noel, ottimo compositore, avrebbe senz’altro giovato alla causa. Noel accettò e prese il ruolo di chitarrista solista, ma sopratutto andò a creare quel dualismo con il fratello che avrebbe caratterizzato la band. Sempre in competizione tra di loro, la voglia di primeggiare li portò presto a farsi notare da Alan McGee, produttore discografico che gli offrì un contratto con l’etichetta Creation Records.
La loro musica era netta, decisa, senza fronzoli. In un’Inghilterra abbandonata ormai al pop e alla disco music, un disco come Definitely Maybe, pubblicato nel 1994, arrivò come un fulmine a ciel sereno. Improvvisamente si sentì il bisogno di tornare ad ascoltare le chitarre elettriche e i colpi potenti della grancassa. L’album fu subito un successo, e i nostri si ritrovarono a suonare in giro per il mondo, esibendosi persino al leggendario Whisky a Go-Go, a Los Angeles. Questo concerto ha una valenza simbolica non solo perché rappresentò il raggiungimento di un traguardo, ma anche perché fu uno dei primi momenti in cui si percepirono i problemi interni alla band. Il concerto fu surreale, eseguito terribilmente dagli Oasis, per via dell’assunzione di metanfetamine. Sul web si trovano video di questa esibizione, e la loro visione è consigliata poiché incredibilmente grottesca e divertente. Inoltre, durante il tour americano, iniziarono i primi dissapori tra Liam e Noel, i leader indiscussi della band. La loro conflittualità, che sarebbe durata per l’intera avventura denominata Oasis, è esemplificata perfettamente da una citazione di Noel:
Io sono un gatto, indipendente. Liam è come un cane, che continua ad assillarti. Gioca con me, gioca con me! Gli serve compagnia…”
Di ritorno nel Regno Unito, la band trovò nello studio di registrazione la cura ai propri problemi. Nel 1995 venne dunque dato alle stampe (What’s the Story) Morning Glory?, l’album più famoso targato Oasis. Di questo album è il loro brano più celebre, Wonderwall. Iniziò dunque un nuovo tour promozionale, che raggiunse il suo apice (e l’apice stesso della fama della band) il 10 e l’11 Agosto del 1996, quando gli Oasis si esibirono a Knebworth davanti a 250.000 persone. Quasi il 5% dell’intera popolazione britannica cercò di acquistare i biglietti per le due serate. Un momento storico a cui seguirono altri momenti di conflittualità tra i fratelli Gallagher. Si dice che nell’intero 1996 gli Oasis furono sul punto di sciogliersi tra le cinque e le dieci volte.
Da qui in poi la fama degli Oasis non fece che declinare. La band cambiò la propria formazione innumerevoli volte, anche se Liam e Noel ne restarono sempre al timone. Ed è proprio per questo che oltre ai loro nomi se ne ricordano ben pochi di altri facenti parte gli Oasis. Ciononostante, il loro declino non fu vertiginoso, e la band non finì mai nell’indifferenza. Semplicemente, le vette raggiunte nel 1995-1996 non vennero mai più ripetute. Album come Be Here Now (1997), disco record per vendite registrate a sole ventiquattro ore dalla sua pubblicazione, e la raccolta di b-sides The Masterplan (1998) sono autentici capolavori.
28 Agosto 2009. Parigi. Nel backstage del festival francese Rock en Seine accadde l’inevitabile. L’ennesimo, violento, litigio trai fratelli Gallagher culminò con l’abbandono da parte di Noel della band. Il tour Europeo venne cancellato, e quindi anche la tappa milanese in programma. Da quel momento in poi i due fratelli non avrebbe lavorato mai più insieme, perdendo anche quel legame di parentela che tanta forza gli aveva dato. È molto probabile, infatti, che da quella notte di fine estate Liam e Noel non si siano più visti.
Dopo la rottura degli Oasis, Liam continuò con i superstiti del gruppo sotto il nome Beady Eye, salvo poi intraprendere una carriera solista dal 2017. Noel, invece, iniziò da subito il proprio progetto solista capeggiando il gruppo Noel Gallagher’s High Flying Birds. Ai posteri l’ardua sentenzia su chi sia stato il buono e chi il cattivo, in questa storia. E proprio ora che si fanno insistenti le voci di una possibile reunion, chi vi scrive va in senso contrario. E lo fa per un motivo molto semplice. Dal 2009 in poi è come se gli Oasis si fossero sdoppiati. Da una parte, la genialità di un grande compositore come Noel; dall’altra, il rock and roll schietto e potente di una delle ultime rockstar viventi, Liam. Con i fratelli Gallagher in proprio, dunque, noi fan degli Oasis possiamo goderci il doppio della musica. E non è poco.
DISCOGRAFIA
1994 – Definitely Maybe
Uno dei dischi d’esordio migliori di sempre. I suoni sono quelli di una band che vuole conquistarsi uno spazio non solo nel mondo discografico, ma anche nell’Olimpo del rock. Rock ’N’ Roll Star, Live Forever e Supersonic sono canzoni eterne. Ma nessun brano sfigura al confronto con questi.
1995 – (What’s the Story) Morning Glory?
È l’album più famoso degli Oasis, con al suo interno brani come Don’t Look Back in Anger e Wonderwall. Il sound è più elaborato rispetto a quello del suo predecessore, eppure pare esserne l’inevitabile prosecuzione. Some Might Say, Morning Glory e Champagne Supernova sono brani semplicemente meravigliosi.
1997 – Be Here Now
Fu un successo assoluto nei negozi, ma venne stroncato dalla critica. Eppure, va a chiudere una trilogia fenomenale. Stand by Me, Don’t Go Away ed All Around the World sono canzoni che hanno tutto il diritto di far parte delle vostre playlist.
2000 – Standing on the Shoulders of Giants
Secondo chi vi scrive, questo è il disco meno efficace degli Oasis. I nostri sembrano mancare di originalità e motivazioni necessarie ad eguagliare la qualità degli album precedenti. Ciononostante, ci sono delle piccole perle degne di nota: Go Let It Out, Gas Panic! e Where Did It All Go Wrong?.
2002 – Heathen Chemistry
Dopo la delusione di due anni prima, gli Oasis pubblicano un disco tutto sommato buono. In particolare, sono consigliabili le canzoni Little by Little e Stop Crying Your Heart Out. Inoltre, di questo album è anche il brano preferito di chi vi scrive: Songbird, una meravigliosa ballad scritta da Liam. Chris Martin, leader dei Coldplay, dirà di questa canzone che il suo unico difetto è che finisce.
2005 – Don’t Believe the Truth
Un album nella media, con alti e bassi. Sicuramente non siamo dinnanzi agli Oasis migliori. Gli unici brani il cui ascolto è caldeggiato sono Lyla, The Importance of Being Idle e Let There Be Love.
2008 – Dig Out Your Soul
È l’ultimo album targato Oasis di cui possiamo disporre (ad oggi). Alla sua uscita rappresentò una ventata d’aria fresca. È forse il primo disco in cui gli Oasis si concedono la possibilità di sperimentare. Suoni come quelli presenti in The Shock of the Lightning, I’m Outta Time e Falling Down sono difficilmente rintracciabili in album precedenti.
Michele Caimmi è nato a Lodi nel 1998.
Dopo un’esperienza di vita, studio e lavoro a Chester (UK) nel 2017, inizia gli studi presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano, nel curriculum Politics and Economics, interamente impartito in lingua inglese. L’obiettivo, perseguito con determinazione, è quello di intraprendere la professione di giornalista.
Oltre alla passione per la politica e l’attualità, è da sempre fondamentale nella sua vita la passione per la musica con particolare interesse per le grandi band degli anni ’70, ’80 e ’90. La scrittura è la naturale valvola di sfogo per questi interessi.