Dopo Taormina e Napoli, gli High Flying Birds di Noel Gallagher sbarcano all’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’ex Oasis non tradisce le attese e nella splendida cornice della Cavea regala emozioni e magia.
Il biglietto indica le 21.00 come orario di inizio, ma molti avranno considerato i dieci minuti canonici che un artista si prende in questo caso. Noel no. Quando l’orologio segna le 21 spaccate, il plettro inizia ad assaggiare le corde della chitarra dell’ex Oasis, Chris Sharrock detta i tempi alla batteria e, mentre gli ultimi prendono frettolosamente posto, con Fort Knox inizia lo spettacolo.
Sul palco Noel dimostra di essere sempre più a suo agio il quel ruolo, il frontman, che agli inizi della sua carriera da solista non gli si addiceva minimamente. The Chief non è più il cantante che, armato di chitarra, rimane ancorato all’asta del suo microfono. È, invece, l’artista che sul palco si muove, duetta a turno con i componenti della band e, ultimo ma non per importanza, si diverte. Chi ha seguito gli Oasis sa bene quanto, nell’ultimo periodo, il fratello maggiore dei Gallagher, non si divertisse sul palco, ma lo considerasse un semplice lavoro, fatto senza alcuna passione. Ora la musica è cambiata.
Ed è cambiata in tutti i sensi visto che le frequenze sparate dalle casse della Cavea, si distanziano dall’universo Britpop degli Oasis, per addentrarsi più a fondo nel mondo del rock e delle sue infinite sfumature. In questo aspetto, la mano del DJ e produttore David Holmes appare limpida e chiara nei pezzi tratti dall’ultimo album Who Built The Moon, dove vengono esplorati i territori del rock psichedelico e del blues, passando per la dance music ed il new wave. Noel non vuole trasformare i suoi concerti in revival della sua vecchia band, ma dall’altro lato del palco, il pubblico sembra ancora non riuscire a recepire il messaggio, come testimonia l’onda di smartphone che investe l’ex Oasis, quando la scaletta tocca Little by Little e The Importance Of Being Igle.
Scaletta del concerto di Noel Gallagher’s High Flyng Birds del 22 giugno 2018 all’Auditorium Parco della Musica di Roma
- Fort Knox
- Holy Mountain
- Keep on Reaching
- It’s a Beautiful World
- In the Heat of the Moment
- Riverman
- Ballad of the Mighty I
- If I Had a Gun…
- Dream On
- Little by Little (Oasis cover)
- The Importance of Being Idle (Oasis cover)
- If Love Is the Law
- Dead in the Water
- Be Careful What You Wish For
- She Taught Me How to Fly
- Half the World Away (Oasis cover)
- Wonderwall (Oasis cover)
- AKA… What a Life!
- The Right Stuff
- Go Let It Out (Oasis cover)
- Don’t Look Back in Anger (Oasis cover)
- All You Need Is Love (The Beatles cover)
Ma il passato non si dimentica. Il pubblico aspetta sempre il momento in cui Noel prenda la sua acustica. I rapidi cambi di chitarre vengono seguiti con attenzione e curiosità da tutti, nel tentativo di capire quale sarà il prossimo pezzo. Quando finalmente il momento arriva, l’atmosfera si riempie di magia. Wonderwall, Don’t Look Back In Anger sono forse il motivo per cui tanta gente sia radunata sotto quel palco, ma rappresentano da sole il prezzo del biglietto. I fan più accaniti potrebbero non aver gradito l’arrangiamento della canzone, datata 1995, simbolo della band dei fratelli Gallagher, troppo a metà strada tra la versione stile Oasis e l’interpretazione da solista di Noel. Una menzione speciale riguarda poi Dead In The Water, in cui tutti guardano il palco, chi canta lo fa sottovoce quasi per non disturbare e per quei tre quattro minuti, si viene completamente rapiti.
Dopo un’ora e cinquanta minuti di concerto, e una sola, brevissima, pausa, Noel Gallagher e gli High Flying Birds, salutano il pubblico della Cavea di Roma sulle note di All You Need Is Love dei The Beatles. La prossima tappa della Band sarà gli I-Days Festival di Milano.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.