E’ di questi giorni la notizia che il “rapper” (le virgolette sono d’obbligo) Bello Figo è stato denunciato dall’ Università di Pisa per il suo ultimo singolo, “Trombo a facoltà” (girato in parte nelle aule dell’ateneo) e ha perciò dovuto rimuovere il video dal proprio canale youtube.
E’ di questi giorni la notizia che il “rapper” (le virgolette sono d’obbligo) Bello Figo è stato denunciato dall’Università di Pisa per il suo ultimo singolo, “Trombo a facoltà” (girato in parte nelle aule dell’ateneo) e ha perciò dovuto rimuovere il video dal proprio canale youtube.
La prima domanda potrebbe essere: “Okay, ma perchè ci preoccupiamo di Bello Figo in una rubrica che parla di musica?”.
Ma può farci riflettere su quanto la provocazione, nell’epoca dell’ indignazione da social, sia diventata parte integrante della promozione musicale.
Un forte apripista dell’epoca delle provocazioni è stato l’album del 2004 di Fabri Fibra, “Mister Simpatia”. Il rapper di Senigallia, in un momento in cui la musica rap era fuori dai radar delle classifiche italiane, introdusse un linguaggio nuovo e violento per criticare la società contemporanea,messo in bocca a un personaggio omofobo, razzista, sessuomane e drogato. Il tutto condito da parolacce, insulti, e nominando a tappeto personaggi in vista del mondo dello spettacolo. La diffusione del disco non fu mainstream, ma aprì coraggiosamente una porta nell’immaginario degli ascoltatori: dimostrò che in una canzone era possibile dire qualsiasi cosa, e andare oltre la pubblica decenza. In fondo a dire quelle cose non è l’autore, ma il personaggio che porta in scena.
Partì da lì l’ondata di violenza verbale che pervase il rap italiano e che ancora non si è fermata; ad esempio quella di Metal Carter e la sua “Pagliaccio di ghiaccio”, un brano che più che soffermarsi su un concetto cercava con ogni frase di sorprendere l’ascoltatore con una rima più violenta di quella precedente, coinvolgendo religione, famiglia, società.
Il problema cominciò quando, con la crescita esponenziale dei canali social, molti si accorsero di quanto la gente fosse attratta dal fatto male, dal trash. Mentre sul web impazzavano i “freak” in stile Andrea Diprè e Giuseppe Sapio, la musica si adattò a questi personaggi, dando il peggiò di sè. Si sono così susseguiti negli anni fenomeni quali Truce Baldazzi, Il pagante, la Dark Polo Gang, fino ad arrivare al recente Young Signorino.
Il gioco è diventato quello di essere sempre più estremi, e ad un certo punto è terminato lo spazio di manovra: le idee per nuove bestemmie e insulti erano finite.
Gli spazi di manovra stanno finendo anche qui, ed è per questo che una bella denuncia può riportare alla ribalta Bello Figo: fare buona musica è troppo impegnativo, mentre la corsa al cattivo gusto mostra sempre delle buone scorciatoie.
Visti i fenomeni da baraccone del 2019, non vediamo l’ora di goderci quelli del prossimo anno, all’urlo di “Non c’è limite al peggio”. Auguri!

Ho cominciato a suonare la chitarra a 14 anni, da autodidatta. Negli anni successivi, ho seguito vari seminari di improvvisazione, armonia, composizione.
Ma ho studiato anche letteratura, laureandomi in lettere all’università di Bologna.
La mia band sono gli Stil Novo, con cui ho pubblicato 3 album; e anche realizzato alcuni sogni, come quello di duettare insieme a Omar Pedrini e a Daniele Groff.
Ho anche un tributo agli Oasis, i Wondersonic; il mio ruolo è quello di chitarra solista, e di cantante delle canzoni di Noel Gallagher.
Sono un appassionato di sigle dei cartoni animati, e su youtube ho un canale dedicato completamente alle cover di questo genere di canzoni: dalla Disney, ai robot degli anni 70… perchè bisogna sempre rimanere un po’ bambini.