Nel panorama musicale contemporaneo, l’intelligenza artificiale sta facendo il suo ingresso in modo dirompente, suscitando reazioni contrastanti tra artisti e addetti ai lavori. Il recente debutto del primo video musicale creato interamente dall’IA segna un punto di svolta epocale per l’industria discografica, aprendo nuovi orizzonti creativi ma sollevando al contempo interrogativi etici e professionali.
“The Hardest Part”: quando l’IA incontra la musica indie
La celebre etichetta indipendente Sub Pop ha recentemente annunciato un progetto rivoluzionario: il videoclip per il singolo “The Hardest Part” dell’artista Washed Out è stato realizzato utilizzando Sora, il generatore di video basato su IA sviluppato da OpenAI. Questo esperimento rappresenta la prima collaborazione su larga scala tra un artista di fama, un regista e un’intelligenza artificiale nel campo dei video musicali.
Il regista Paul Trillo, a cui è stato concesso l’accesso esclusivo a Sora, ha lavorato per sei settimane selezionando e montando 55 clip tra le circa 700 generate dall’IA in risposta ai suoi prompt testuali. Il risultato è un video dalle atmosfere oniriche e surreali, che si distingue per la sua durata eccezionale nel panorama dei contenuti creati attraverso l’intelligenza artificiale.
Nuove frontiere creative o minaccia per l’industria?
L’utilizzo dell’IA nella produzione musicale sta dividendo gli artisti. Se da un lato offre possibilità creative prima impensabili, dall’altro solleva preoccupazioni sulla sua reale influenza nel settore. “L’IA può aiutare l’industria musicale a creare cose che forse prima non si osava nemmeno sognare”, afferma Trillo, evidenziando il potenziale di questa tecnologia nel superare i limiti di budget che spesso affliggono la produzione di videoclip.
Tuttavia, non tutti condividono questo entusiasmo. Oltre 200 artisti di fama mondiale, tra cui Billie Eilish e J. Balvin, hanno firmato una petizione per una regolamentazione più stringente degli strumenti di IA nella musica. Il timore è che questa tecnologia possa minare la creatività umana e l’autenticità artistica, temi da sempre cari all’industria musicale.
L’IA nel K-pop: tra sperimentazione e scetticismo
Il fenomeno non si limita al mondo occidentale. Nella scena K-pop, alcuni gruppi stanno già sperimentando con l’IA nei loro video. I Seventeen hanno recentemente rilasciato un teaser che incorpora clip generate artificialmente, ponendo provocatoriamente la domanda: “In una realtà dove tutto può essere creato con l’IA, chi è il vero maestro?”
D’altra parte, l’esperimento dei RIIZE con un “visualizer generato dall’IA” per il loro singolo “Impossible” ha ricevuto una fredda accoglienza dai fan, dimostrando che il pubblico non è ancora pronto ad accettare pienamente questa rivoluzione tecnologica nel campo musicale.
Il futuro della musica nell’era dell’IA: una strada tutta da esplorare
Il dibattito sull’uso dell’IA nella musica è appena iniziato e promette di ridefinire i confini della creatività e dell’autenticità artistica. Mentre alcuni vedono in questa tecnologia un potente strumento per ampliare gli orizzonti creativi, altri temono una standardizzazione della produzione musicale e una perdita di unicità artistica.
Il video di “The Hardest Part” rappresenta solo il primo passo in un territorio ancora inesplorato. La sfida per l’industria musicale sarà quella di trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e preservazione dell’elemento umano, fondamentale per l’arte e la musica. In questo scenario in rapida evoluzione, una cosa è certa: il futuro della musica sarà plasmato dalla nostra capacità di integrare armoniosamente creatività umana e intelligenza artificiale.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.